Dopo “Solo bagaglio a mano”, Gabriele Romagnoli ci conduce nella consapevolezza dell’ultimo amore e nella riscoperta di quella che può definirsi un’opzione della vita, il coraggio. Con “Senza fine” e “Coraggio!”, editi entrambi da Feltrinelli, il giornalista-scrittore condivide l’idea che ha sviluppato nel corso della personale esperienza e sovverte il luogo comune per cui il primo Amore non si scorda mai, e quello per cui il coraggio è vocazione di alcuni “eletti”. Leggere Romagnoli è un po’ osservare il mondo all’incontrario, ripercorrere gli ostacoli dell’esistenza creando nuovi appigli a cui riferirsi, interrogarsi liberandosi del consueto modo di muoversi nel fiume di credenze che scorrono nel solito àlveo.
Nei suoi scritti si scorge la pacatezza conquistata a colpi di vita, l’inquietudine tradita ricercando risposte nuove in una sorta di pacificazione interiore che non può scuotere il sentire di chi incrocia le sue parole. Per poi, forse, iniziare a porsi le medesime domande cercando risposte soggettive.
Il trambusto della realtà travolge tutti e non meraviglia leggere in “Senza fine”, parole come: “Per arrivare a sentirmi dove volevo essere, ho impiegato molto più di un trasloco. Vale per ogni città del mondo, e per ogni situazione.” In fondo, nel dispiegarsi del tempo, non è l’amore per qualcuno a perdersi, quanto la concezione di sé a smarrirsi. E solo il recupero di questa concezione contribuisce a riorientare in direzione di quell’amore, oppure a proiettare verso altre possibilità. L’ultimo Amore è quello che contiene l’immagine di quello che si è, interrompe l’attesa per quel qualcosa in grado di diventare speranza.
In amore c’è bisogno di una certa dose di coraggio, ma in “Coraggio!” non è questo il tema centrale, bensì l’importanza di creare l’ambiente ideale per favorirlo. E la memoria di chi ne ha dato prova, rappresenta l’ispirazione foriera di azioni coraggiose. In Francia, il premio Carnege, svolgeva questa funzione: annoverare nei ricordi collettivi quelle figure che si erano distinte per azioni eroiche rivolte a risolvere situazioni pericolose per altri. Fra questi, la persona di Antonio Sacco diventa per Romagnoli, l’itinerario da seguire per riportare alla luce il coraggio agito e dimenticato. Il coraggio è il codice di comportamento precostituito a cui fare riferimento nel momento della necessità; è quella spinta a migliorarsi perché “l’essere riguarda soltanto noi, il dovere essere riguarda noi con gli altri”, non valuta i rischi che comporta una scelta perché attiene alla morale, alla volontà e alla passione.
Claudia Squitieri