Jan Fabre per la prima volta viene accolto al Pio Monte di Misericordia di Napoli. L’occasione è la “mostra diffusa” distribuita dal 30 marzo fino al 30 settembre tra Capodimonte, galleria Trisorio, Madre, ma, promette il soprintendente Alessandro Pasca di Magliano, è solo l’inizio di una collaborazione.
Al centro della cappella del Pio Monte di Misericordia Jan Fabre ha posto la scultura L’uomo che sorregge la croce, e con essa un possibile dialogo tra finito e infinito coinvolgendo lo spettatore in un viaggio di riflessione sull’eterno.
Opera in cera, del 2015, viene esposta di fronte alle sette opere di Misericordia di Caravaggio con cui instaura un evidente dialogo come possibile ottava opera.
Un uomo, in piedi, sfida le leggi della fisica per sostenere in mano un’alta croce. La sua postura, in stabile cerca di equilibrio, tradisce una naturale tensione verso l’alto. L’uomo, imperfetto, tanto da portare anche un paio di occhiali, tende e cerca risposte sull’eterno che nella croce ha un segno cardine della nostra cultura. “Fabre prende il simbolo di tutti i simboli, la croce/albero della vita, lo poggia in bilico sulla sua mano e lo contempla” spiega mirabilmente la curatrice Melania Rossi nel catalogo edito da Electa.
Ogni inflessione della statua ha un senso. Le pieghe della giacca che si colorano, rispetto al grigio dominante, riportano a una dimensione dell’umano, come gli occhiali rossi sul volto, segno di correzioni delle imperfezioni. Il volto che di autobiografico non ha solo la somiglianza con lo stesso Fabre, ma anche il rappresentare un dichiarato omaggio a suo zio, colui che ha sostenuto l’artista fin dall’inizio in questo viaggio di ricerca dell’arte, tradisce il suo valore universale. Come Caravaggio Fabre inserisce se stesso nelle sue opere, non perdendo il suo compito di rappresentare un uomo in cui tutti si possono identificare.
Così questa opera, nata non in situ e la cui versione in bronzo è installazione permanente nella cattedrale di Anversa (in dialogo con il Trittico della Deposizione dalla croce di Rubens) rappresenta e aggiunge l’ottava opera di Misericordia alla cappella: confortare chi dubita.
” Rappresenta un invito a non diventare cinici – racconta durante la presentazione alla stampa Melania Rossi – ma mantenere leggerezza e stupore davanti ai simboli della nostra storia. Celebra la capacità di elversi, di sognare, di immaginare ancora“.
Inizialmente si era deciso che durante il perido della mostra di Caravaggio, dal 12 aprile al 14 luglio, che vede anche il Pio Monte come seconda sede insieme a Capodimonte, l’opera di Fabre sarebbe spostata a Capodimonte, per poi tornare a dialogare con le Sette opere di Misericordia da metà luglio fino al 30 settembre. Invece hanno cambiato idea. Il legame forte tra l’opera e Caravaggio resta e viene ribadito, ed effettivamente ha una sua forza profonda.