Cosimo Merolla, imprenditore napoletano, socio in affari ma soprattutto amico di Corona, fa luce su quanto è realmente accaduto nel bosco di Rogoredo ove lui e Fabrizio si sono più volte recati per girare un servizio su questa piazza di spaccio. “Io e Fabrizio siamo stati due volte a Rogoredo – racconta Cosimo – . La seconda volta mi sono offerto volontario per addentrarmi nel bosco al fine di riprendere ed intervistare chi purtroppo ivi si droga. Sono stato aggredito da tre pusher. Sono riuscito a scappare e, una volta uscito da quel posto infernale, sono corso incontro ai Carabinieri. Alla fine mi sono beccato una denuncia perché impugnavo un’arma (non mia) che ero riuscito a sottrarre a uno degli spacciatori in fase di colluttazione”. “Ora parlo io, visto che le indagini sono giunte finalmente al termine – continua Cosimo -: si è tanto parlato dell’aggressione subita dal mio amico Fabrizio quando ci siamo recati la prima volta a Rogoredo, ma su quello che mi è accaduto – chissà perché – non si è detto nulla a mio favore: i giornali e le televisioni hanno parlato della denuncia, delle indagini in corso che mi riguardavano, del fatto che sarei un imprenditore in cerca di visibilità per il mio marchio (non è mica colpa mia se nell’ambiente dello spettacolo tutti mi identificano come “Cosimo Livello Alto”, o se i miei amici indossano gli abiti che confeziono). Chi ha rischiato di rimetterci le penne sono io: da ragazzo di Secondigliano (ci tengo a precisare incensurato) mi sono immedesimato nella causa e mi sono offerto per registrare immagini e raccogliere interviste all’interno del boschetto, visto che quella realtà – purtroppo – somiglia molto a quella del quartiere dove sono nato, cresciuto e attualmente vivo, realtà che nel mio piccolo cerco di contrastare perché penso che la gente di Secondigliano come quella di Rogoredo meriti di essere considerata di livello alto”. “Come mai “Non è l’arena”, il programma condotto da Massimo Giletti, e tutti i giornali che hanno parlato dell’aggressione subita da ‘Corona’ non hanno parlato anche del rischio che ho corso io? – conclude Cosimo – Fabrizio ha preso le distanze da me solo quando i Carabinieri mi hanno portato in caserma dopo l’accaduto, per ovvi motivi legati alla misura alternativa al carcere cui era sottoposto: dopo qualche ora ha pubblicamente dichiarato attraverso una story che ha condiviso su Instagram di essere mio amico… Poi tutto è finito nel dimenticatoio perché lui è tornato in galera. E io me la sono dovuto cavare da solo, con i media e con la legge!”.
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