Riapre dopo trentacinque anni, proprio il giorno della presunta data dell’eruzione del 79 dopo cristo, il 24 ottobre, la casa del Bicentenario di Ercolano (come avevamo già anticipato in occasione del convegno Pareti Dipinte nell’articolo CASA DEL BICENTENARIO, ). Un edificio che mantiene anche ora il suo ruolo di casa -simbolo, il suo legame con i momenti celebrativi. Infatti, una delle case più belle, rappresentativa di un modo di vivere della città, fu chiamata del Bicentenario perché esplorata proprio nel momento in cui si celebravano i 200 anni dalle prime scoperte borboniche (iniziate nel 1738), e ora, riapre proprio in occasione del primo anniversario dell’attribuzione ad ottobre della terribile eruzione del Vesuvio. Non è un caso che per ‘inaugurarla’, infatti, sia venuto il ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini, insieme a tutti gli attori coinvolti in lavori e progetti: il Direttore del Parco Archeologico di Ercolano Francesco Sirano, il direttore generale del Gran Progetto Pompei Mauro Cipolletta, al direttore generale del Parco Archeologico di Pompei Massimo Osanna, il sindaco di Ercolano Ciro Bonajuto, il responsabile dell’Herculaneaum Conservation Project Jane Thompson, il presidente dell’istituto Packard Beni Culturali Jane Thompson, e il conservatore restauratore Leslie Rainer per il Getty Conservation Institute. I rappresentanti, dunque, di tutte le forze in campo per Ercolano insieme per celebrare attraverso questa casa che riapre, tutto il sito di Ercolano.
UNA CASA, UN MODELLO
Questa domus per Ercolano rappresenta un modello. Un esempio di come poter lavorare in una città antica sia uniformando e approfondendo le metodologie tecniche, sia realizzando connessioni tra privati e Stato. Con un’idea base di trasformare lo stato di emergenza del sito del sito in conduzione ordinaria e protetta sempre.
“Questa riapertura è solo una parte di un percorso che è cominciato da qualche anno – ha sostenuto durante la presentazione il ministro Franceschini – e che continuerà per molto tempo. Contiene in sé molte sfide che sono state oggetto della riforma dei beni culturali, dei musei, dei parchi archeologici. La collaborazione con un privato della forza e dell’importanza della Fondazione Packard, iniziata 20 anni fa – ha aggiunto – è un modello per molti altri siti archeologici e musei”.
La casa, il cui restauro strutturale è terminato ma non quello delle decorazioni, di fatto diventa una sorta di cantiere aperto al visitatore che può vedere il tipo di lavoro realizzato. Aprire, far conoscere e proteggere ispirano questo progetto che intende comunque diventare un modello pilota per il parco . Così come sono già previsti progetti di un certo per rilanciare attraverso gli scavi l’intera città, come un collegamento sul mare.
Pubblicato in questa occasione un piccolo libro, pubblicato da Artem, divulgativo certo, ma con dettagli precisi, ben organizzato e con rimandi bibliografici,che aiuta decisamente a conoscere meglio i dettagli di questa splendida casa.
LA CASA E I SUOI MISTERI
Ma al di là e oltre la storia di un restauro, la politica, la quantità di denaro resta la bellezza di una della case più complete di Ercolano.
Scavata a partire dal 1937 (venne messa in luce completamente nel 1939) posta sul decumano massimo con i suoi circa 600 metri quadri doveva essere una domus di lusso. Ma va detto che è la parte che resta di una ben più grande casa che, evidentemente per necessità, poi viene divisa dando vita ad altre domus: dell’Apollo Citaredo, del bel cortile, della Bottega. Quindi la struttura tipica con l’asse di Vestibolo-atrio-tablino-peristilio, che si vede ora, è parte di ciò che resta di una ben più grande casa.
A lavorare allora fu l’archeologo Maiuri che si trovò difronte a molti elementi di particolare interesse: è stata scoperta intatta, infatti, una porta in legno d’abete che aveva la forma di una grata scorrevole a rombi con le sue borchie originali e il suo fregio scolpito. Si sa a Ercolano non è raro trovare il legno bruciato ma integro, protetto dal fango che seppellì la città, ma qui arriva a un altissimo livello di complessità e bellezza. Probabilmente questo ambiente doveva ospitare una zona di culto privato con divinità domestiche o forse una zona di esposizione di oggetti preziosi e lussuosi che la porta proteggeva.
L’unico ambiente affrescato a un certo livello è il tablino, oggetto di restauro del Getty Conservation Institute (in collaborazione anche con l Herculanuem Conservatio Project) con la massima attenzione anche all’incidenza antropica nel sito. Sulle pareti a sfondo rosso, in IV stile, si stagliano grandi quadri che rappresentano da una parte Marte e Venere e dall’altra Pasifae e Dedalo inseriti in cornici con fregi di particolare bellezza e affiancati, in quadretti più piccoli ovali, da menadi e Satiri. Una tablinum che affaccia sul peristilio con il roseto, da cui si accede anche qui al primo piano o, in fondo, alla cucina e zona servile.
Un altro affresco interessante è quello di un larario, al primo piano, nella zona dell’ingresso. Ai due tipici Lari, nella forma tipica di giovani che danzano, con in mano la cornucopia e la patera , si affiancano due serpenti agatodemoni che vanno verso l’altare dove viene offerto un uovo. La cosa incredibile è poter vedere il primo piano, dal basso, anche perché non è stato richiuso il pavimento, ed è una delle cose uniche di Ercolano. Al di là della bellezza, sono stati trovato qui, proprio nell’ambiente privato legato al culto del focolare, degli altri oggetti: un ritratto in marmo, forse del proprietario o di uno dei familiari, e di un sigillo con il nome di Marcus Helvius Eros che lo fa ipotizzare come il presunto proprietario della casa o di quel pezzo di casa al primo piano. O comunque di qualcuno che si trovava lì prima dell’eruzione.
Non è certo che la casa appartenga alla gens Helvia, forse solo fittuari di parte della domus, perché sono stati trovati, come accade in altre sette case di Ercolano, delle tavolette cerate che raccontano storie di commerci o di processi. Squarci di vita vera, che Ercolano regala, e qui spicca la storia della famiglia dei Petronii-Calatorii.
LA STORIA DI PETRONIA JUSTA.
I documenti legati al processo di Calatoria Themis contro Petronia Justa ci fanno entrare in un momento della vita dell’epoca.
Calatoria Themis resta vedova di Caio Petronio Stefano e decide di fare causa a Petronia Justa perché deve comportarsi come sua liberta, con tutti i doveri e gli obblighi conseguenti. In effetti la madre di Justa era Petronia Vitalis, lei sì schiava di famiglia diventa liberta per concessione di Petronio Stefano. La donna in realtà sosteneva che, però avesse dato alla luce Petronia Justa quando era ancora schiava e per questo non fosse libera ma liberta. Petronia Vitalis era morta allora ma molti testimoni si mossero in difesa di Justa. Dai documenti trovati si sa che la causa arriva anche a Roma nel foro di Augusto nel 75 e nel tempio di Marte Ultore nel 76 d.c. Come andò a finire? non si sa ancora ma quel che è certo è che questa storia appassionò subito tutti nel momento in cui fu pubblicata da Giovanni Pugliese Carratelli e Vincenzo Angio Ruis nel 1948. Mentre si aspettano nuove letture e nuove interpretazione, soprattutto dagli studi del professore Camodeca.
MA la storia delle storie di questa casa, è legata alla misteriosa croce…. trovata.
LA CROCE DI ERCOLANO
La data è il 28 gennaio 1938. Nel diario di scavo si legge: “In un ambiente del piano superiore, sulla parete ovest sopra stucco a fondo bianco vi è incisa una croce alta m. 0,45 per 0,36. La parte perpendicolare è larga m. 0,045 e quella orizzontale 0,025. Sul pavimento, sotto la croce, vi è una cassa o ara votiva di legno carbonizzato non ancora sterrata”. Una croce e un inginocchiatoio?
Il professore Maiuri, avuta la notizia, considerò necessaria cautela nel considerare quella come la più antica testimonianza cristiana della culto della croce. Gli inizi sembravano portare tutto a quella lettura ma si doveva essere sicuri: per oltre un anno e mezzo la notizia fu tenuta nascosta, come la stessa immagine della croce coperta, ma un giorno un giornalista entrato di nascosto diffonde la notizia. Il 21 giugno 1939 e il giornale d’Italia titola: Una notizia sensazionale. Il segno di Cristo scoperto in una casa di Ercolano. Insomma la notizia fa il giro della stampa italiana e non. Mentre le polemiche scoppiano visto che, come tral’altro afferma il professore Cecchelli, le croci iniziano a diffondersi solo dal II d. C. Ma a rivelare l’errore fu un’altra scoperta: un calco realizzato dal professore Stefano De Caro nella villa Regina di Boscoreale. Lì vengono realizzati calchi delle mensole e si vede che la forma è cruciforme. Un mito sfatato? Intanto, nel caso si possa salire nelle stanza sul peristilio (al momento per motivi di sicurezza non è possibile) si può vedere questa croce e restare a riflettere “chi ha ragione?”