Immagini, suggestioni, musiche, dimensioni emotive e visioni. Su questi intrecci, sul piacere di creare connessioni tra persone ed espressioni in nome dell’Arte, nasce un disco: Gli echi dell’eterna bellezza. Il cd, presentato al Comune di Pompei, alla presenza del sindaco, prodotto dalla Satyr M.B. Production, con il patrocinio morale del comune, trae spunto dal mistero della stessa Pompei antica.
La presentazione dunque è e diventa un momento di confronto tra artisti. Un regalo di Natale, perché mettere insieme artisti di spessore a raccontare percorsi è un regalo di Natale che, come sottolinea il sindaco Pietro Amitrano, rientra nei festeggiamenti di quest’anno.
A stimolare questo riverbero del suono, ispirato dalla bellezza della città che racconta un tempo sospeso e indefinito come la misteriosa antica Pompei, è Nello Petrucci. Artista noto per le sue opere figurative che nascono e si ispirano a Pompei, in questo caso veste i panni di direttore artistico e produttore, con la Satyr M.B. Production, di un cd che vede insieme composizioni di grandi musicisti.
Artisti come Pericle Odierna, Antonio Onorato, Flavio G. Cuccurullo, e Nicola H. Samale, hanno accolto la sfida e l’occasione di abbracciare un progetto che rende suono la suggestione della dimensione misteriosa di Pompei. O al contrario prova, in musica, a ricordare e rimandare alla bellezza del luogo antico. L’immagine si fa musica che a sua volta suscita immagini. Un viaggio sinestetico che si realizza in maniera diversa, quasi complementare, nelle espressioni e chiavi trovate dai quattro compositori.
La sintesi di questo percorso si può leggere dall’immagine che identifica il disco, una copertina che mette insieme passato e presente: sullo sfondo di una foto in bianco e nero di uno squarcio di Pompei (il teatro grande di Pompei realizzata dalla fotografa Osinska Vittoria) una colorata opera di Nello Petrucci, in cui un volto alla maniera antica viene strappato, accompagnato, ridotto da immagini contemporanee. Questa immagine, icasticamente, sintetizza la riflessione che musicalmente viene realizzata dalle quattro composizioni incise dall’Artemus Ensemble di Pompei diretta dal Maestro Alfonso Todisco.
Il risultato, un mondo di possibili condensato in quattro composizioni originali. Stimolo e sottofondo del percorso immaginario che si crea in ogni spettatore, visitatore, ascoltatore, che dir si voglia. L’unico fatto certo è che è impossibile non lasciarsi andare a immagini originali ad ogni ascolto, catapultati in una dimensione che, per quanto sa di passato, ha sapore di un fatto noto, sentito, appartenuto.
Il pezzo di Flavio G. Cuccurullo, Gli echi dell’eterna bellezza, forse è quello che più sa di antico. A dominare il tappeto dell’orchestra d’archi, la sonorità del clarinetto greco (interpretato da Pericle Odierna), con la sua solenne antichità che accompagna lo sguardo su quel mondo. La lentezza del passato diventa orizzonte e dimensione vitale, sguardo che si allarga sempre più: dal passo incedente, che può sembrare quello di una donna, a uno sguardo complessivo in un mondo che definisce ritmicamente la sua quotidianità eternamente bloccata in una città abitata, forse, da fantasmi.
Respira leggerezza più aperta Pompei Misteriosa di Antonio Onorato. Una speranza di eterno. Il pianoforte (interpretato da Giorgio Savarese) accoglie le riflessioni in suono della breath guitar (suonata da Antonio Onorato) a cui fa eco l’orchestra d’archi. Un mondo possibile in frasi che ascoltano la vita del tempo e la rendono eterna. Ma sospesa.
Un ritmo incalzante. Con questa dimensione quasi di festa inizia Viaggio in America per orchestra d’Archi in cui Pericle Odierna racconta la sua ‘Pompei’. Dal volto multietnico. L’attesa diventa domanda e risposta. Percorso possibile, ma anche mondo di sovrapposizioni, di inseguimenti, di armonie che cercano spessore. Una melodia si affaccia, anzi due. Torna il tempo lento dell’ascolto. Forse è proprio con questa dimensione che immaginiamo la bellezza del passato, nella lentezza del respiro ritrovato. Armonica dimensione di leggerezza. Ma le voci poi riprendono a inseguirsi, è la coralità della vita e dei suoi protagonisti che prende corpo nelle mie immagini, nelle immagini soggettive. E’ possibile cercare e seguire varie forme, forse vari personaggi, incalzando o forse scavando, nel profondo.
Inquietante. Nel ritmo spezzettato in segmenti si fa spazio un gioco melodico. Elegia di Nicola H. Samale chiude il percorso del cd. E’ struggente la mancanza, dialogo collettivo e a più voci di un senso di smarrimento. Forse una storia sembra specificare meglio di altre mentre dietro, nell’ascolto accade qualcosa. Tutti sembrano cercare un vero, un possibile, ormai inafferrabile. Fino a suoni bassi e cupi, costanti, continui che accolgono note acute che si affastellano in questa esigenza di affermazione del rimpianto. Forse proprio una elegia sentimentale che resta lì scolpita nel silenzio sospeso.
Dopo l’ascolto non si è più gli stessi. Sembra di essere entrati e usciti in mondi che si riverberano e si liberano nello sguardo circostante. Perché qui, proprio nel reale di ora, nel proprio dentro, va cercato l’antico e soprattutto va cercata la bellezza. Va cercato il senso.