Tempi di Covid. Abbiamo imparato a riformulare le nostre vite rispetto a questo virus. Sembra quasi un codice che ci attiva o disattiva a seconda delle informazioni che captiamo. Le parole più ripetute in questi ultimi mesi sono state, appunto: coronavirus, contagi, lockdown, cura, vaccino. Abbiamo tutti ricercato queste parole, le abbiamo “googlate”, le abbiamo inserite nella nostra quotidianità. Ma siamo sicuri di avere sempre ricercato la verità? O meglio, ci è sempre stata riportata la verità? Mai come in questo periodo emerge l’ esigenza di sottolineare un buon uso dell’informazione. Da qui il monito, anche da parte dell’informazione delle reti nazionali, di non fomentare la diffusione di notizie false: fake news. Bisogna essere cauti nel riportare un’informazione, non sempre quello che ci balza all’occhio è verificato o ha fonte attendibile.
Il perché si diffondano false notizie è sicuramente ancora fonte di studio. Un’ipotesi potrebbe essere un’indagine su quanti abboccano o il godere del fatto che questa “bugia” diventi famosa. Ma sicuramente questo non è informare, è giocare al “telefono senza fili”, lo ricordate? È un passaparola così veloce, finché quella notizia si tramuti in altro, e andrà bene finché resti “sul filo” e non si tramuti in una “realtà che si profetizza e si autoadempie”. A noi devono interessare due cose: la ricerca della felicità e la ricerca della verità. Con il coraggio di parlare.