RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“I dati Istat mostrano un decremento negli ultimi 10 anni di 44 mila dipendenti – afferma Pietro Antonacchio Segretario Generale della CISL FP di Salerno – e di questi circa 14 mila sono solo in Campania dei quali oltre 3 mila in Salerno e provincia. Inoltre più del 60 per cento è ultracinquantenne e di questi il 30% circa è ultrasessantenne. Questi dati verificati al 2018 mostrano la scelleratezza della direzione strategica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Salerno che, in controtendenza rispetto a tutte le altre aziende sanitarie della Campania, inclusa la ASL di Salerno guidata dal manager Iervolino, favorisce la emigrazione dei nostri giovani non avvalendosi della possibilità che la legge suggerisce e non attiva la trasformazione dei contratti da tempo determinato in indeterminato di infermieri, operatori sanitari e socio sanitari, i quali attualmente lavorano presso di essa.
Eppure – continua Antonacchio – il maggiore ricorso a forme di lavoro flessibile rispetto agli anni precedenti, ha compensato solo un quarto delle cessazioni intervenute, per cui su 100 uscite dalla filiera sanitaria, solo 25 unità sono state integrate e con contratti a tempo determinato e questo dovrebbe dare il dato della grave carenza di organico attuale nell’ambito del settore. Questi sono per il territorio salernitano le risultanze che derivano da oltre un decennio di tagli e ai quali il Presidente De Luca sta cercando di ovviare attraverso una grande operazione di reclutamento, anche se sottostimata dai funzionari regionali rispetto alle reali esigenze. Infatti se si verifica che l’età media degli attuali dipendenti della sanità sono ultracinquantenni per circa il 60 per cento e che di questi oltre il 40 per cento supera i 60 anni, allora il quadro è chiaro: in sanità gli operatori sono sempre di meno e sempre più vecchi.
Se a tutto ciò si aggiunge che permangono forti differenze salariali e retributive, allora l’evidenza mostra senza alcun dubbio di smentita che il settore sanitario è sottodimensionato rispetto all’esigenza di garantire il diritto fondamentale alla salute e sotto pagato e quest’aspetto riguarda anche il personale amministrativo e tecnico, oltre ovviamente a tutti gli altri operatori non dirigenti, la cui forbice salariale rispetto ad altri comparti, come scuola e funzioni centrali varia tra i 10 mila e 23 mila euro in meno. Alla ASL Salerno mancano circa 1200 operatori complessivamente e all’Azienda Ospedaliero Universitaria oltre 600, ma mentre nella prima l’ente si sta adoperando per colmare il gap, la seconda favorisce l’emigrazione dei nostri giovani. Atteggiamento che oltre ad essere insensato mostra la totale disattenzione del manager D’Amato sulla questione. Ci sono momenti – conclude Antonacchio – in cui bisogna mostrare la capacità di discernere tra cosa è giusto fare anche nella solitudine di scelte importanti. E’ questo che fa la differenza tra l’avere il coraggio nella paura e la paura di avere coraggio, emozione quest’ultima che per consuetudine dà il senso d’inadeguatezza.”