Oggi, 11 maggio, è previsto il secondo dei 3 step di negoziati per portare entro la fine di questo anno, il Regno Unito fuori dall’Unione europea.
Mentre il premier britannico Boris Johnson risulta fortemente indebolito dalle polemiche sulla gestione dei contagi di Covid – 19, il negoziatore capo dell’Unione europea Michel Barnier ha dichiarato di essere deluso e preoccupato per come il governo si sta approcciando ai negoziati.
Johnson, infatti, ha promesso ai suoi elettori che la Brexit non verrà più rinviata per nessun motivo ma intanto, anche a causa dello stop dovuto alla pandemia, la strada verso un accordo è ancora molto lunga.
Il primo turno di colloqui tenutosi a fine aprile, infatti, non ha dato i risultati sperati. I punti di contrasto principali, su cui Barnier accusa il primo ministro inglese di essere troppo rigido, riguardano il diritto dei pescatori europei di pescare in acque britanniche, le misure che Londra dovrebbe adottare secondo Bruxelles per evitare una concorrenza sleale, e il ruolo della Corte di Giustizia dell’Ue all’interno del futuro trattato commerciale.
Per il Financial Times, fino a oggi le distanze tra le parti sono profonde e strutturali. Sarà quindi difficile trovare una soluzione in così poco tempo, tanto che alcuni analisti sono tornati a parlare della possibilità che il Paese esca dall’Unione con un “no deal”. Questo sarebbe lo scenario peggiore per entrambi: l’Unione Europea dovrebbe infatti imporre dei dazi al Regno Unito, e viceversa, rendendo più dispendioso il legame commerciale. In un momento in cui il mondo si prepara alla più grande recessione degli ultimi decenni, sarebbe dannoso per tutti.