Nostra Signora di Fátima (in portoghese: Nossa Senhora de Fátima) è uno degli appellativi con cui la Chiesa cattolica venera Maria, madre di Gesù.
Al titolo mariano di Nostra Signora di Fatima, sono consacrate numerose cattedrali nel mondo, e quattro Congregazioni di suore di diritto pontificio.
Fra le apparizioni mariane più recenti riconosciute ufficialmente dalla Chiesa cattolica, quelle relative a Nostra Signora di Fátima sono tra le più famose. Le pastorelle Lúcia dos Santos di 10 anni e Jacinta Marto di 7 anni con il pastorello Francisco Marto di 9 anni, fratello di Jacinta e cugino di Lúcia, il 13 maggio 1917, mentre badavano al pascolo in località Cova da Iria (Conca di Iria), vicino alla cittadina portoghese di Fátima, riferirono di aver visto scendere una nube e, al suo diradarsi, apparire la figura di una donna vestita di bianco con in mano un rosario, che identificarono con la Madonna. Dopo questa prima apparizione la donna avrebbe dato appuntamento ai tre in quello stesso luogo per il tredici di ogni mese, fino al 13 ottobre.
Secondo il racconto dei tre, le apparizioni continuarono per un po’ di tempo, accompagnate da rivelazioni di eventi futuri: la fine imminente della prima guerra mondiale; il pericolo di una seconda guerra ancora più devastante se gli uomini non si fossero convertiti; la minaccia comunista proveniente dalla Russia, debellabile solo mediante la Consacrazione della nazione stessa al cuore immacolato di Maria, per opera del papa e di tutti i vescovi riuniti. In seguito alla promessa fatta ai tre pastorelli dalla Madonna riguardo a un evento prodigioso, il 13 ottobre 1917 molte migliaia di persone, credenti e non credenti, riferirono di aver assistito a un fenomeno che fu chiamato “miracolo del sole”. Molti dei presenti, anche a distanza di parecchi chilometri, raccontarono che mentre pioveva e spesse nubi ricoprivano il cielo, d’un tratto la pioggia era cessata e le nuvole si erano diradate: il disco del sole, tornato visibile, avrebbe ruotato intorno a un punto esterno, diventando multicolore e ingrandendosi, come per precipitare sulla terra. Francisco e Jacinta morirono pochi anni dopo, rispettivamente nel 1919 e nel 1920, a causa dell’epidemia di spagnola che in quegli anni fece molte vittime anche in Portogallo. Lúcia invece divenne monaca carmelitana scalza, e mise per iscritto nelle sue Memorie gli eventi accaduti a Fatima, così come lei stessa li aveva visti.
Nel 1930 la Chiesa cattolica dichiarò le apparizioni degne di fede e autorizzò il culto della Madonna di Fátima. A Fátima è stato edificato un santuario, visitato per la prima volta da papa Paolo VI il 13 maggio 1967, e in seguito anche da papa Giovanni Paolo II, pontefice molto legato agli avvenimenti del luogo, dove si recò più di una volta in pellegrinaggio. Secondo la dottrina cattolica queste apparizioni appartengono alla categoria delle rivelazioni private.
Lucia racconta nelle sue memorie che nel 1915, mentre si trovava con alcune compagne a pascolare le greggi presso i possedimenti paterni, aveva visto una misteriosa figura “simile a una statua di neve”. Fuggita, non volle raccontare nulla ai familiari, cosa che invece fecero le compagne. Fu per questo che Lucia preferì recarsi al pascolo di “Cabeço” con Francisco e Giacinta. Mentre essi si riparavano dalla pioggia e giocavano, era apparsa nuovamente quella figura, “un giovane fra i quattordici e i quindici anni, che il sole rendeva trasparente come se fosse di cristallo”, interpretato come un angelo e precisamente visto come l’angelo della pace.
Questi aveva invitato i bambini a pregare prostrati insieme a lui in riparazione delle offese subite da Dio da parte dei peccatori, e in particolare con le parole: “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente e Vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima, divinità di Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli della Terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui Egli stesso è offeso, e per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”. Lucia narra che sia lei che Giacinta potevano udire le parole dell’angelo, solo a Francisco risultava impossibile: egli ascoltava le parole ripetute dalle due compagne.
Riapparso nuovamente nell’estate del 1916, si sarebbe rivelato come angelo protettore del Portogallo, ordinando ai tre di fare sacrifici per la salvezza della loro patria, devastata dalle guerre civili. Porgendo il calice a Francisco e Giacinta, aveva ordinato a Lucia di consumare l’ostia, invitando a fare sacrifici in riparazione degli oltraggi al sacramento dell’Eucaristia.Scomparso l’angelo, i pastorelli non avrebbero avuto più visioni fino a quelle del 1917 a Cova d’Iria.
Passati alcuni mesi, i tre pastorelli continuarono le loro mansioni, stavolta nei pascoli della “Cova d’Irìa”, possedimenti del padre di Lucia. Il 13 maggio 1917, mentre giocavano sorvegliando il gregge, riferirono di aver notato un lampo improvviso, come di un temporale imminente. Preoccupati per le loro pecore, mentre cercavano di metterle al riparo, notarono un secondo lampo circa a metà strada lungo la discesa, mentre una bellissima signora appariva loro sopra un piccolo elce verdeggiante.
Il racconto prosegue: “Non abbiate paura non voglio farvi del male”, disse la signora; Lucia, sbalordita, chiese: “Di dove venite, Signora?”. “Vengo dal cielo”, rispose, chiedendo ai tre pastorelli di recarsi in quello stesso luogo il tredici di ogni mese, per sei mesi consecutivi fino a ottobre, raccomandando loro inoltre di pregare il rosario affinché la prima guerra mondiale potesse finire e i soldati, fra i quali il fratello di Lucia, potessero tornare alle proprie case. Con queste ultime raccomandazioni la visione scomparve.
Scesi dalla cova i pastorelli tornarono alle loro case. La piccola Giacinta raccontò tutto alla madre che, preoccupata, chiese aiuto alla cognata Rosa, madre di Lucia, che rimproverò aspramente la figlia pensando a una menzogna. Lucia cercò inutilmente di difendersi dalle accuse ma, vedendo che tutto era inutile, preferì tacere fino a quando non arrivò il 13 giugno, giorno in cui la visione sarebbe tornata a Cova di Irìa. Lucia pregò la madre di farla andare lì, nonostante tutto il paese fosse radunato per la festa patronale di sant’Antonio di Padova. Seguivano questa volta i tre veggenti quattordici compagne curiose e con loro Maria Carreira col figlio, storpio, Giovanni. A mezzogiorno la Madonna, secondo il racconto, riapparve ai pastorelli rivelando a Lucia, che piangeva per i maltrattamenti subiti dalla madre nel mese passato, che Giacinta e Francisco sarebbero presto morti, mentre lei sarebbe sopravvissuta per far conoscere al mondo ciò che aveva visto; detto questo aveva mostrato ai veggenti il suo cuore ferito da spine pungenti,scomparendo infine. I fedeli attorno all’elce dichiararono di aver visto una nuvola volare via, verso oriente.
Sulla via del ritorno, i pastorelli vennero bersagliati dalle domande dei presenti e furono costretti a tornare a casa. Lì la madre di Lucia accusò la figlia, credendola una bugiarda, poi la condusse dal parroco che la interrogò e le mise il sospetto che quella visione fosse in realtà una manifestazione diabolica. Il 13 luglio i bambini tornarono alla Cova d’Irìa: questa volta erano lì radunate circa cinquemila persone, molte delle quali desiderose di prendersi gioco dei ragazzini. Secondo quanto riferito da Lucia, a mezzogiorno si ripeté l’apparizione: la bambina si lamentò presso la signora per tutti i maltrattamenti subiti, ricevendo come risposta l’invito a offrire le sue sofferenze per la conversione dei peccatori; dopo di che venne mostrata ai tre pastorelli la visione dell’inferno, riportata testualmente dagli scritti di suor Lucia:
«La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell’incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento”.»
Lucia aggiunge che la Madonna aveva poi rivelato ai pastorelli la seconda parte del segreto (la prima era appunto la visione dell’Inferno):
«”La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedire tutto questo, sono venuta a chiedere la Consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolterete le Mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace”.»
Nel frattempo, il Portogallo intero aveva cominciato a parlare degli strani avvenimenti accaduti a Fatima, accusando i pastorelli di essere millantatori, vittime di una congiura clericale. La notizia giunse agli orecchi del sindaco di Vila Nova da Ourèm (di cui Fatima è una frazione), Arturo Oliveira, che decise di farla finita con quella che riteneva una commedia: dapprima convocò Lucia, suo padre e il padre di Giacinta e Francisco, Manuel, ricoprendoli di insulti e minacciando di arrestarli, dopo di che, la mattina del 13 agosto, con la scusa di condurre i pastorelli alla Cova d’Irìa, li trascinò in prigione per costringerli a confessare. Ogni tentativo di estorcere loro una confessione risultò vano: non sapendo più come minacciarli, il sindaco li rimandò a casa. I bambini non avevano dunque potuto assistere all’apparizione del giorno 13, che li aveva raggiunti, secondo il loro racconto, quattro giorni dopo, il 19 agosto. In quell’occasione la Madonna aveva promesso loro che il mese di ottobre avrebbe lasciato un segno per confermare l’autenticità delle loro affermazioni.
Il 13 settembre erano radunate alla Cova d’Irìa circa trentamila persone, fra le quali molti malati in barella. A mezzogiorno i testimoni presenti riferirono di aver visto un globo luminoso scendere dal cielo verso l’elce; la Madonna sarebbe apparsa ai bambini per consolare alcuni fra i malati, promettendo a Lucia che entro l’anno li avrebbe guariti. La Vergine chiese inoltre di utilizzare il denaro che la gente donava per costruire lì una cappella a lei dedicata. Lucia avrebbe voluto consegnare alla Madonna una fialetta di profumo e alcune lettere datele da un oriundo di Olival, ma l’apparizione le avrebbe rifiutate, per poi scomparire.
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Miracolo del sole.
Il 13 ottobre Cova d’Irìa traboccava di gente: uomini giunti da tutto il Portogallo si erano recati lì per assistere al miracolo annunciato. Vi erano anche parecchi giornalisti anti-clericali, decisi a dimostrare come le apparizioni fossero soltanto una commedia escogitata dal parroco di Fatima. Era una giornata molto piovosa e i fedeli si riparavano con gli ombrelli. A mezzogiorno un sacerdote si avvicinò a Lucia, accusandola di essere una millantatrice poiché la Madonna non era ancora apparsa; poco dopo i presenti videro una nube circondare i pastorelli e l’elce. Lucia racconta che la Madonna le aveva chiesto di far costruire in quel luogo una cappella in suo onore, dedicandola alla “Vergine del Rosario”, raccomandando inoltre di pregare molto perché la guerra era in procinto di concludersi; poi era salita al cielo, che si era aperto al suo passaggio. A quel punto si sarebbe verificato il miracolo promesso: il sole, visibile a occhio nudo, aveva cominciato a volteggiare, dopo di che era parso cadere sulla folla atterrita, fermandosi poi di colpo per risalire in cielo.
Una copia fotostatica di una pagina della rivista Ilustração Portuguesa del lunedì 29 ottobre 1917, ritraente la folla che osserva il ‘miracolo del sole’.
Il fenomeno sarebbe stato osservato anche da numerosi spettatori increduli, tra i quali Avelino de Almeida, direttore del giornale O Seculo, che era il più diffuso e autorevole quotidiano liberale e anticlericale di Lisbona. Nel suo articolo, pubblicato il 15 ottobre 1917, de Almeida scrisse
«Dalla strada, dove i carri erano tutti raggruppati e dove stavano centinaia di persone che non avevano il coraggio sufficiente per attraversare il terreno reso fangoso dalla pioggia, vedemmo l’immensa folla girarsi verso il sole che apparve al suo zenit, chiaro tra le nuvole. Sembrava un disco d’argento, ed era possibile guardarlo senza problemi. Non bruciava gli occhi, non li accecava. Come se vi fosse stata un’eclissi. Poi si udì un urlo fragoroso, e la gente più vicina cominciò a gridare – Miracolo, miracolo! Meraviglia, meraviglia! – Davanti agli occhi estasiati delle persone, il cui comportamento ci riportava ai tempi della Bibbia e le quali ora contemplavano il cielo limpido, sbalordite e a testa scoperta, il sole tremò, compì degli strani e bruschi movimenti, al di fuori di qualsiasi logica scientifica, — il sole «danzò» — secondo la tipica espressione dei contadini.»
I tre pastorelli riferirono di aver visto dapprima la Madonna, san Giuseppe e Gesù bambino mentre benedicevano il mondo tracciando un ampio segno di croce, successivamente la Vergine nelle vesti di Addolorata, seguita da Gesù con la croce e la corona di spine, infine la sola Vergine nelle vesti della Madonna del Carmelo. Non appena il fenomeno si concluse, la folla si riversò entusiasta sui pastorelli: Francisco riuscì a fuggire, Giacinta venne condotta via da un amico, Lucia invece si ritrovò senza velo né trecce, poiché alcuni fanatici gliele avevano tagliate.
Nel dicembre del 1918, una terribile epidemia di influenza spagnola si abbatté anche sul Portogallo: anche Giacinta e Francisco ne furono colpiti; la prima riuscì a guarire dopo una lunga convalescenza, il secondo invece rimase a letto malato. La mattina del 2 aprile Lucia si recò dal cugino per assisterlo nelle ultime ore di vita; il 4 aprile 1919, alle ore dieci, Francisco, all’età di undici anni, si spense in presenza della madre e dei familiari. Prima di morire, rivelò Lucia, disse di vedere una grande luce, poi subito scomparsa. Il corpo fu sepolto il giorno dopo nel piccolo cimitero di Fatima.
Giacinta, qualche tempo dopo, venne colpita da una pleurite purulenta e fu trasportata all’Ospedale di Vila Nova da Ourèm. La malattia fu molto dolorosa: una profonda piaga le si scavò nel petto, infettandosi dopo il ritorno a casa, dopo due mesi di degenza. Il professor Enrico Lisboa decise di condurla al suo ospedale per operarla: fu così trasferita a Lisbona, ospite dell’orfanotrofio di Nostra Signora e affidata alle cure della superiora, Maria della Purificazione. Ma la situazione era diventata critica: il 10 gennaio 1920 le vennero asportate due coste dalla parte sinistra, dove c’era una piaga “larga quanto una mano”, senza anestesia poiché il gracile corpo dell’inferma non lo permetteva. Secondo i testimoni, la ragazzina sopportò tutto con coraggio dicendo che avrebbe offerto tutto per la salvezza dei peccatori. Alle 10:30 del 20 febbraio, Giacinta, oppressa da dolori lancinanti, morì, in presenza dell’infermiera Aurora Gomez, alla quale era stata affidata, lontana da Lucia e dai genitori.
La mattina del giorno dopo, il suo corpo fu trasferito nella chiesa degli Angeli. In seguito fu trasportato a Vila Nova de Ourém e fu tumulato nella cappella del barone di Alvaiazere. Trascorsi quindici anni, il 12 settembre 1935 la bara fu aperta: il volto fu trovato incorrotto, e il corpo fu portato nello stesso giorno al cimitero di Fatima, dove rimase altri quindici anni e mezzo, fino al 30 aprile 1951. Il 1º maggio successivo le spoglie furono traslate nel transetto della basilica, alla sinistra dell’altare maggiore; un anno dopo, il 13 marzo 1952, furono portate lì anche le spoglie mortali del fratello Francisco.
Il 13 maggio 1989, giorno del 72º anniversario delle apparizioni, papa Giovanni Paolo II proclamò l’eroicità delle virtù di Francesco e Giacinta, e il 13 maggio 2000 li beatificò a Fatima. Fu poi papa Francesco a canonizzarli il 13 maggio 2017, durante il suo viaggio a Fátima in occasione del centenario delle apparizioni.
Dopo la morte della cugina, Lucia decise di abbandonare Fatima per studiare e seguire la vita consacrata. Il 17 giugno 1921 entrò nel collegio cattolico di Vilar (Oporto), diretto dalle suore di santa Dorotea. Nel 1925, a diciotto anni, Lucia entrò nel loro convento a Pontevedra, in Spagna. Qui, il 10 dicembre, avrebbe avuto una nuova apparizione della Madonna, che le aveva comunicato la sua “Grande Promessa”: la comunione riparatrice nei primi cinque sabati del mese:
“Guarda figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati in ogni momento Mi configgono con bestemmie e ingratitudini. Almeno tu vedi di consolarmi, e dì che tutti coloro che per cinque mesi, il primo sabato, si confesseranno, ricevendo la santa Comunione, reciteranno un rosario e Mi faranno compagnia per quindici minuti, meditando i quindici misteri del Rosario con l’intenzione di alleviare la mia pena, Io prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie per la salvezza delle anime”
Successivamente, su richiesta della stessa Lucia, la confessione venne permessa anche otto giorni prima del sabato. Nel 1926 suor Lucia lasciò il convento di Pontevedra per entrare nel noviziato a Tuy, dove ricevette l’abito il 26 ottobre 1926, pronunciando i primi voti il 3 ottobre 1928. Lì avrebbe avuto una nuova apparizione, il 13 giugno 1929: mentre si trovava in cappella a pregare, fu irradiata dalla luce della Trinità, con a fianco la Madonna, che raccomandò alla veggente di inviare una lettera al papa, chiedendogli di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato. Poiché questo non avvenne, due anni dopo suor Lucia, mentre si trovava convalescente a Rianjio, vicino Pontevedra, riferì un’altra visione, questa volta di Gesù stesso, che si lamentava per la lentezza della Chiesa nell’adempiere alle sue richieste:
“Fai sapere ai Miei ministri, che non hanno voluto soddisfare la Mia richiesta,…come al Re di Francia,che si pentiranno e l’adempiranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa: il Santo Padre avrà molto da soffrire”
Nella notte dal 24 al 25 gennaio 1938 una straordinaria aurora boreale illuminò il cielo del Portogallo: la veggente ritenne che quella fosse la grande luce predetta dalla Vergine, preludio della seconda guerra mondiale. In quell’occasione Lucia rese nota la prima parte del segreto, quella relativa all’inferno.
Nel 1919, dinanzi all’immane flusso di pellegrini che si recavano a Cova d’Iria, Don José Alves Correia da Silva, vescovo della Diocesi di Leiria-Fatima, ordinò che fosse costituita una commissione per studiare il caso e iniziare le indagini canoniche ufficiali. Dopo lunghi dibattiti, con la conoscenza e il consenso di papa Pio XI, nell’ottobre del 1930 il vescovo Silva annunciò i risultati dell’inchiesta in una lettera pastorale nella quale diceva:
1 – Dichiariamo degne di credenza, le visioni dei bambini pastori della Cova da Iria, avvenute nella parrocchia di Fátima, in questa diocesi, dal 13 maggio al 13 ottobre 1917
2 – Permettiamo ufficialmente il culto della Madonna di Fátima[19]
Nel 1940, il papa Pio XII parlò delle apparizioni nella sua enciclica Saeculo Exeunte Octavo, scritta per invitare la Chiesa portoghese a incrementare la sua attività missionaria in terra straniera. Nell’ottobre del 1942, in risposta a un messaggio inviatogli da suor Lucia nel 1940, Pio XII consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria. All’inizio del 1943, suor Lucia disse che in un’apparizione le era stato rivelato che questo Atto di Consacrazione era stato accettato per contribuire a far finire prima la Seconda guerra mondiale, ma che non avrebbe ottenuto la pace nel mondo.
Papa Pio XII, in una lettera apostolica del 7 luglio 1952, scrisse:
“Parecchi anni fa abbiamo consacrato l’intera razza umana alla Vergine Maria, Madre di Dio, così anche oggi noi la consacriamo ed in particolare affidiamo tutta la popolazione della Russia al suo cuore immacolato”
“Se Maria interpone il suo valido patrocinio, le porte dell’inferno non potranno prevalere. È la buona madre, la madre di tutti, e non si è mai sentito dire che chi ha cercato in lei protezione sia rimasto deluso. Con questa certezza il papa affida l’intero popolo di Russia al cuore immacolato della Vergine. Lei li aiuterà! Errore e ateismo non prenderanno il sopravvento contro la sua grazia e assistenza”
Esiste una controversia in merito al fatto che ad oggi un pontefice abbia consacrato la Russia al Cuore di Maria, secondo le prescrizioni di Fatima. Nel caso di Pio XII, sarebbe mancato l’ordine a tutti i vescovi della Chiesa cattolica.
Il 4 maggio 1944 la Santa Sede istituì la Festa del Cuore Immacolato di Maria e due anni dopo il cardinale Benedetto Aloisi Masella, in veste di legato papale, incoronò la Madonna di Fatima “Regina del mondo”. L’intero episcopato Portoghese e più di 600.000 pellegrini si riunirono a Fatima per partecipare all’evento.
Il 13 maggio 1967, nel cinquantesimo anniversario della prima apparizione di Fatima, papa Paolo VI, che già aveva donato la rosa d’oro al santuario affinché a Maria fossero affidate le sorti del mondo, si recò in pellegrinaggio al santuario, scrivendo un’enciclica per l’occasione.
Fu però Giovanni Paolo II, successore di Giovanni Paolo I (che aveva avuto colloqui personali con suor Lucia) il papa maggiormente legato alle apparizioni di Fatima: dopo l’attentato del 1981, avvenuto proprio nell’anniversario della prima apparizione, sostenne che era stata proprio la Madonna a “deviare” la pallottola sparata da Alì Agca (che poi fece incastonare nella corona della statua della Vergine). Egli visitò Fátima in tre occasioni: nel 1982, nel 1991 e nel 2000. Nella sua prima visita del 1982, a distanza di un anno dall’attentato subìto in piazza San Pietro, subì un altro attentato: un uomo tentò di colpirlo con una baionetta, ma fu fermato dalla sicurezza. L’uomo, un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, si opponeva alle riforme del Concilio Vaticano II e definiva il papa un “agente di Mosca”. Fu condannato a sei anni di prigione e, quindi, espulso dal Portogallo. Durante la visita del 2000 Giovanni Paolo II beatificò i due veggenti defunti, Giacinta e Francisco. Rese inoltre universale la Festività della Madonna di Fatima, facendola includere nel Messale Romano.
Nei giorni dall’11 al 14 maggio 2010, anche Benedetto XVI, in occasione del decimo anniversario della beatificazione dei veggenti, si è recato a Fatima. Papa Francesco è stato presente al Santuario di Fatima per celebrarne il centenario, nei giorni 12 e 13 maggio 2017, durante il quale ha anche canonizzato i due pastorelli, Francesco e Giacinta.
Il messaggio di Fátima può essere riassunto principalmente come un invito alla penitenza e alla preghiera. Nelle apparizioni del 1916, l’angelo avrebbe mostrato ai bambini con quale contrizione si dovesse pregare, spiegando loro la grande importanza del compiere sacrifici in riparazione delle offese commesse contro Dio e, nella sua ultima apparizione, avrebbe mostrato il modo consono di ricevere il sacramento dell’eucaristia.
Nel 1917 la Madonna avrebbe ribadito parecchie volte l’esortazione alla recita del rosario ogni giorno, definendosi ella stessa “Regina del rosario”. Un altro aspetto importante del messaggio di Fátima è la devozione al Cuore Immacolato di Maria, in riparazione del quale sarebbe stata consigliata la devozione dei primi cinque sabati del mese.