Con la delibera si dava il via libera all’acquisto di quattro barelle per pazienti ad alto rischio infettivo per una spesa complessiva di 88.816 euro iva compresa. Le barelle erano destinate agli ospedali di Vallo della Lucania, Eboli, Nocera Inferiore e Sarno. E bisognava procedere con “estrema urgenza”, “trattandosi di materiale indifferibile per fronteggiare lo stato di emergenza correlato al rischio di diffusione del Coronavirus”. Gli uffici avviano una rapida indagine di mercato e viene individuata la Novamedisan di Bologna. Siamo al 13 febbraio: la società contattata invia la propria offerta. Impegnandosi “alla consegna, istallazione e collaudo dei beni entro 60/90 giorni naturali e consecutivi decorrenti dalla data dell’ordinativo. Prima se possibile”. Ed in effetti la società bolognese riesce a consegnare una sola barella di biocontenimento.
È il 7 aprile quando ai vertici Asl arriva la richiesta da parte degli uffici di acquistare con urgenza altre quattro barelle per il biocontenimento, questa volta da una società napoletana, la Fad srl. A 54 giorni dal contratto con la società bolognese. Il prezzo complessivo proposto è di 87.840 euro Iva inclusa: una verrebbe consegnata subito, le altre 3 entro 14 giorni dall’ordine.
Il 21 aprile il responsabile di settore dell’Asl scrive alla dirigenza, chiedendo di revocare i contratti con la Novamedisan per le restanti 3 barelle. E questo perché al 3 aprile la società bolognese aveva consegnato solo una delle quattro barelle; all’emergenza in corso, i funzionari avevano posto riparo acquistandone altre quattro dalla Fad di Napoli. Tutte le quattro barelle di biocontenimento del secondo ordinativo “in data odierna, risultano consegnate dal fornitore e regolarmente utilizzate”.
fonte LA CITTA’