Anni andati del secolo scorso. Pci e dintorni. Il sacro campano impero era lontanissimo. Nella foto, rigorosamente in bianco e nero ma dallo scenario rosso, ecco Vincenzo De Luca in barba e baffi, da responsabile organizzativo provinciale del Partito Comunista. Al microfono c’è un accalorato Paolo Nicchia, piuttosto autonomo. Infine ma non ultimo Antonio Bassolino, all’epoca già segretario regionale del Pci. Una volta quelli della Federazione di Via Manzo di Salerno occupavano le terre di Persano in difesa dei contadini, La storica federazione era un potente gante delle masse popolari e non delle truppe cammellate di un politico locale. Allora i “compagni” che invadevano le terre si chiamavano Paolo Nicchia, Vincenzo De Luca (già, proprio lui), Mario De Biase, Vincenzo Aita, Isaia Sales, Andrea De Simone, Michele Figliulo, Achille Mughini, Flora Calvanese, tutti in lotta insieme ai contadini e oggi tutti, chi più chi meno, con un incarico da qualche parte. In quegli anni, ci si levava tanto di cappello se arrivava a Salerno Umberto Terracini, o se un manifesto firmato dall’architetto Visconti annunciava la chiusura della campagna elettorale con Alfonso Gatto e Edoardo Sanguineti.
Nell’80, nei giorni del terremoto, nella federazione salernitana, arrivò l’intera direzione: “Era una giornata livida e fredda, scriveva Rocco di Blasi, e da Roma era arrivato Enrico Berlinguer, con il viso più scavato del solito, con Tonino Tatò, il direttore dell’Unità, Alfredo Reichlin, Pio La Torre e Gerardo Chiaromonte. Da Napoli Bassolino, Andrea Geremicca e tanti altri dirigenti. In via Manzo, alla Federazione del Pci, c’è un’affollatissima conferenza stampa. Tra i giornalisti Valentino Parlato, del Manifesto, chiede se è finita la politica di “solidarietà nazionale” e Berlinguer risponde: “La Dc, avendo dimostrato di non essere in grado di guidare un’azione di rinnovamento della politica e dello Stato, non è in grado di dirigere il governo del Paese”.