Il 18 maggio di 10 anni fa ci lasciava Edoardo Sanguineti. Genovese, critico e narratore, fu tra i maggiori esponenti dell’avanguardia e del gruppo ’63. Poeta, scrittore, drammaturgo, critico letterario, traduttore, accademico e politico italiano, che fece parte del Gruppo 63. Importanti i suoi anni a Salerno, dove arrivò nel 1969, subito dopo lo scioglimento del Gruppo 63, come docente di Lettere all’Universitá, dove insegnerá Letteratura italiana generale e Letteratura italiana contemporanea. Tra i suoi studenti, “eredi” di quella cultura, quel metodo d’insegnamento, all’Universitá di Salerno, ci sono Emma Grimaldi, Renato Aymone e Antonio Pietropaoli. In cittá «trovai il paradiso» racconterá Sanguineti ad Antonio Gnoli in “Sanguineti’s Song – conversazioni immorali” (Ed. Feltrinelli). In cittá, la famiglia Sanguineti prese casa in via Benedetto Croce nello splendido Palazzo Barone, «sole, buona cucina, il mare – ricorda a Gnoli, il professore – Qui Paestum, lì Pompei, qua Amalfi, lá Eboli. E poi la gente. Affamata di cultura, curiosa, disponibile».
A Salerno, quelli, erano gli anni di Valentino Gerratana, Renzo De Felice, Gabriele De Rosa, Tullio De Mauro, Fulvio Tessitore, Filiberto Menna, Annabella Rossi, Roberto De Simone. Fuori dall’Ateneo, come ricordava lo stesso Sanguineti «non c’era una interruzione tra la vita universitaria e quella nella cittá. Cominciammo, per esempio, a organizzare festival di teatro con alcune iniziative notevoli. Era l’epoca del teatro immagine: venne la Compagnia di canto popolare, Leo De Berardinis, Carmelo Bene che portò anche i suoi primi film. Da Roma arrivò tutto il “teatro immagine”».
Lo ricordiamo in questa giornata attraverso una delle sue poesie celebri. Siamo tutti politici (e animali)
Siamo tutti politici (e animali):
premesso questo, posso dirti che
odio i politici odiosi: (e ti risparmio anche soltanto un parco abbozzo di catalogo
esemplificativo e ragionato): (puoi sceglierti da te cognomi e nomi, e sparare
nel mucchio): (e sceglierti i perché, caso per caso)
ma, per semplificare, ti aggiungo che, se è vero che,
per me (come dico e ridico) è politica tutto,
a questo mondo, non è poi tutto, invece, la politica: (e questo mi definisce,
sempre per me, i politici odiosi, e il mio perché:
amo, così, quella grande politica
che è viva nei gesti della vita quotidiana, nelle parole quotidiane
(come ciao, pane, fica, grazie mille): (come quelle che ti trovi graffite dentro i cessi,
spraiate sopra i muri, tra uno slogan e un altro, abbasso, viva):
(e poi, lo so che non si dice, ma, alla fine, mi sono odiosi e uomini e animali)