Italo Scialdone ritorna all’Univesità Orientale di Napoli, questa volta non nel ruolo di studente, ma salendo in cattedra, seppur virtualmente, dopo l’esperienza di due anni fa che già lo vide protagonista di uno degli incontri-lezione voluti e organizzati dal docente, regista, videomaker Francesco Giordano, nell’ambito del nuovo ciclo del Laboratorio di Produzioni Audiovisive Teatrali e Cinematografiche, entrato ormai nel vivo in modalità e-learning con importanti risultati in termini di feedback degli allievi, ancora più forte in forma di seminario come nell’ultimo incontro.
Italo Scialdone è un artista a tutto tondo che vive e lavora attualmente a Parigi. Co-autore della sceneggiatura, ma anche modellatore e animatic per il pluripremiato film d’animazione “La gatta Cenerentola” modellatore ambienti, plan test, layout camera per il film sempre d’animazione attualmente in distribuzione su piattaforma digitale “Dov’è il mio corpo”, candidato all’Oscar 2020, del quale è stato visto il trailer durante l’incontro. Un’ opera che tocca il tema attualissimo delle distanze, in cui cui però le emozioni dei personaggi e gli stati d’animo sono restituiti in tutta la loro forza, un cinema d’animazione che ancora una volta sa essere molto umano.
Sono bastati pochi minuti a rendere la bellezza, la profondità e insieme la complessità di un lavoro che non si inserisce nel filone dei grandi colossi cinematografici del genere animation come per la Disney, ma che ritaglia un suo preciso spazio, con determinate scelte tecniche e stilistiche. Un prodotto audiovisivo di grande impatto per la cura estetica, per la sceneggiatura vero valore aggiunto, per la ricreazione di ambienti in digitale così fedelmente, seppur con il lead necessario dell’elemento immaginifico, perché come ha sottolineato Italo, “ogni storia parte da un contesto reale. In questo caso quello delle banlieues parigine in tutto il loro volto multietnico“. Ecco che dunque il reale entra con forza anche nel cinema d’animazione, che erroneamente potrebbe apparire slegato dalla realtà e invece si ritrova immerso in essa, con tutte le scene ricreate in ambienti 3D, fatti di personaggi non in carne ed ossa che dovranno essere simulati, cosi come la luce e le sue mutazioni, il tutto con software specifici. Pungolato dal docente Giordano sulla possibilità in un futuro imminente di ripartire proprio dal cinema d’animazione per bypassare le limitazioni imposte dal Covid, Italo spiega che anche nel cinema d’animazione il reale e il lavoro di squadra restano il punto di partenza necessario, ineliminabile. Basti pensare, sostiene l’artista, che “scrivere una sceneggiatura è un lavoro lungo e certosino, che prevede confronti e numerosi momenti di revisione.” Scialdone spiega ai ragazzi l’evoluzione di un film, dal soggetto alla realizzazione tecnica: “tutto è basato su un lavoro di gruppo, la squadra nasce dall’incontro di diverse menti, un’ unione sinergica ed empatica, unite al talento e alla competenza di ognuno“. Tanti i temi accarezzati durante il seminario, che ha visto la presenza come ospiti sulla piattaforma streaming della sceneggiatrice Vanessa Lepre, del regista Maurizio Giordano, del produttore Silvestro Marino, del giornalista Renato Aiello. “Le sale cinematografiche in Francia sono sacre e un prodotto audiovisivo deve passare prima per la distribuzione sul territorio attraverso i cinema e poi arrivare alle piattaforme digitali” spiega ancora Italo Scialdone, che racconta di come nel mercato cinematografico francese ci sia ampio spazio tanto per le grandi produzioni, quelle del mainstream, che per le piccole promuovendo così l’apertura culturale. “Un meccanismo molto diverso da quello italiano – sottolinea Silvestro Marino – in cui il problema è proprio l’ingranaggio che regola la distribuzione nelle sale, che rischia di lasciare nell’ombra molti buoni prodotti fuori dalle grandi catene produttive“.
A mancare, come spiega Maurizio Giordano, è una vera e propria industria culturale dell’audiovisivo in un Paese che forse non si è saputo troppo rinnovare in.un settore che risulta arenato su pratiche desuete, dove non c’è una vera e propria scuola di formazione al cinema e alla scrittura, dove non si investe in formazione e dove tutto è lasciato all’improvvisazione e poco alla costruzione di un percorso degli artisti, considerati tali e non veri e propri lavoratori da tutelare. Aspetti che fanno da deterrente per il cinema italiano rispetto a scenari internazionali più ampi. E ai tempi del Covid sarà necessario anche interrogarsi su come far rivivere i luoghi dell’arte, in primis i cinema, che rimodulandosi, per le imposizioni date dal distanziamento sociale, potranno trasformarsi in luoghi polifunzionali, in cui promuovere dibattiti, cineforum (attualmente limitati a piccole sale spesso fuori dai grandi circuiti), insomma nuovi luoghi di aggregazione e produzione culturale che mettano in moto modi alternativi di “fare cinema“. Sul cinema a distanza si basa l’esperimento per la realizzazione di un corto che vedrà protagonisti gli studenti del laboratorio chiamati a raccontare i giorni del distanziamento da Coronavirus guidati da professionisti del settore.