Incessante ed incisiva continua ad essere l’attività di vigilanza e controllo nell’ambito del Compartimento Marittimo di Castellammare di Stabia, diretto e coordinato dal Capitano di Fregata Ivan Savarese, soprattutto dal punto di vista della tutela dell’ambiente e della costa della bellissima Penisola Sorrentina.Nella tarda giornata di ieri, a termine di una lunga attività d’indagine durata più giorni, i militari dell’Ufficio Locale Marittimo di Massa Lubrense, agli ordini del Maresciallo Giovanni Provenzano, hanno individuato e denunciato alla competente Autorità Giudiziaria i responsabili dello sversamento in mare delle sostanze chimiche e dei residui di prodotti edili che aveva letteralmente colorato di bianco il bellissimo e cristallino tratto di mare in località San Montano del Comune di Massa Lubrense, in piena Area Marina Protetta di Punta Campanella.
“Siamo amici dall’infanzia, poi siamo diventati cognati”. Un rapporto che affonda le radici negli anni, quello tra i due imprenditori e che ora vede Giovanni Irollo nel ruolo di vittima di un’estorsione di cui Adolfo Greco sarebbe protagonista. Più volte l’imprenditore stabiese sarebbe intervenuto per rispettare gli impegni con il boss Carolei. Ha testimoniato, ieri mattina, il proprietario di Gidal in un’aula del Tribunale di Torre Annunziata in cui erano in pochi per le misure di sicurezza anti Covid. “Non ho avuto forzature per la sua assunzione, ma comunque mi ha condizionato il suo cognome” spiega ai giudici Irollo, sposando la linea della difesa del cognato imputato al processo con i capi dei clan di Castellammare e dei Lattari. E aggiunge: “Condiziona anche se parente di carabiniere, poliziotto o politico”. Nega l’amministratore di Gidal di avere subito le pressioni del cognato che, nell’inchiesta che l’ha portato a processo, è stato intercettato più volte mentre interveniva per ottenere l’assunzione del nipote di Paolo Carolei. Un’assunzione promessa, ma che tardava ad arrivare. Va indietro nel tempo Irollo per spiegare il rapporto con Greco rispondendo alle domande incalzanti del pm Cimmarotta: “Io e Greco. Percorso da zero, amicizia dall’infanzia. Per anni eravamo concorrenti, poi ci siamo riavvicinati”. L’assunzione venne chiesta a Irollo direttamente dai Carolei: “Papà e zio vennero inizialmente a chiedere lavoro a Ercolano”. Ma poi il nipote del boss non viene assunto e la famiglia del boss di Castellammare, diventato alleato di D’Alessandro, bussa alla porta di Greco. Alla fine il nipote di “Paoluccio” diventa un dipendente del gruppo Irollo. “Carolei assunto in supermercato a Castellammare. Stavamo facendo selezione di personale, ma eravamo coperti. Abbiamo fatto inserimenti graduali. Aperto Ercolano, abbiamo spostato personale e assunto Carolei”. Irollo parla anche del boss: “So che Paolo Carolei è malavitoso. È un camorrista. Presi tempo perché sapevo parentela. L’ho assunto solo perché seppi che era lavoratore e non aveva a che fare con lo zio. Ora e’ stato anche promosso e responsabile, è bravo”. Del resto ricevere raccomandazioni o richieste di assunzioni rientra nella quotidianità per Irollo e Greco: “Siamo le due realtà più importanti di Castellammare, tutti da noi a chiedere un posto”.
Le pizzerie chiudono presto. Sul lungomare si spengono le luci delle insegne e restano quelle dei fari delle auto. Gli scooter sfrecciano fino a notte fonda tra le vetture bloccate in un traffico insolito di martedì sera. Poca la gente che approfitta dei locali aperti per prendere un drink da gustare all’aperto. Meglio vanno quei bar, uno o due, che ignorano il divieto per le norme anti contagio in vigore fino giovedì in Campania e permettono alle comitive di fermarsi ai tavolini davanti ai locali. Dopo il boom di richieste dei primi giorni, gli ordini di pizza da consegnare a casa sono calati drasticamente. I gestori chiudono più presto in attesa di ricominciare giovedì. Se pochi consumano molti girano in auto a giudicare dalle lunghe code su Corso Garibaldi. Intanto c’è già chi si lamenta per i prezzi più alti dei locali in attesa di giovedì quando si potrà tornare a sedersi ai tavolini. Ancora incertezze, però, per lo spazio pubblico in più che a Castellammare, come nel resto d’Italia, dovrebbe essere concesso gratuitamente a bar e ristoranti. Nessun provvedimento è ancora fatto e molti imprenditori sono a fare calcoli con il metro in mano senza sapere ancora quanti tavoli potranno mettere a 48 ore dalla ripresa.
Il progetto nell’area Cirio non poteva essere realizzato anche con la modifica alla legge regionale volutamente portata dalla PolGre (società che faceva capo alla famiglia Greco e Polese) grazie ai presunti reati di corruzone. È questo il passaggio importante che la Procura di Torre Annunziata ha voluto evidenziare al termine delle indagini. Maurizio Biondi, il commissario ad acta nominato volutamente da Antonio Pentangelo per favorire il progetto della PolGre (secondo i magistrati), realizzò un atto completamente illegittimo tanto che in qualsiasi caso la realizzazione sarebbe stata bloccata. Infatti l’area Cirio, nella quale era stato concesso il permesso a costruire, ricade all’interno della Zona F, ovvero «un’area di attrezzature di interesse regionale di vincolo espropriativo e confermativo» ed anche nella Zona Territoriale 7 del Piano Urbanistico Territoriale dell’Area Sorrentina».
Il passaggio importante da sottolineare è quello relativo all’appartenenza alla Zona F nella quale si ritrovano, «secondo il Piano Regolatore Generale, tutti quegli spazi di interesse comunale che sono sottoposti a rispetto di norme statali, regionali e comunali». In modo particolare la Procura spiega che «non è consentita in questa zona la realizzazione privata di edifici residenziali ma solamente di parcheggi, scuole, asili e attrezzature sportive».