“Dopo mesi, è ritornato il Consiglio comunale. Troppo tardi, a porte chiuse e con una diretta streaming non sufficiente a garantire la necessaria trasparenza e pubblicità, senza argomenti all’ordine del giorno che riguardassero l’emergenza sanitaria ed economica, o che fossero almeno utili – anche solo a discutere – di come riprogrammare il futuro.
In principio, un ringraziamento doveroso e sentito ai dipendenti comunali e alle forze di polizia municipale che ieri hanno permesso, con enorme sacrificio, lo svolgimento della seduta.
E, sempre in principio, l’unica buona notizia di ieri da un punto di vista delle garanzie e del buon funzionamento della macchina dell’Ente: la nomina dell’ingegnere Russo quale Presidente della Commissione di Garanzia. Nomina che garantirà alle opposizioni e dunque alla città tutta la possibilità di un controllo costante e attento: sulle molte cose che non vanno nelle scelte e negli atti dell’attuale amministratore.
Ma andiamo, come al solito, per ordine.
Abbiamo chiesto di prolungare la discussione su mozioni e interpellanze oltre l’ora prevista dal nostro Statuto. Il Sindaco ha detto di no, e così la discussione su argomenti come Helios, situazione ex Copmes, lavori inerenti il canale Bottaro e scarichi fognari, problematiche relative alle Palazzine Ina Casa di via d’Ungheria, è stata rimandata a data da destinarsi. Evidentemente, o non hanno reputato importanti questi argomenti, oppure dopo quattro mesi di assenza andavano pure di fretta: non sappiamo cosa sia peggio.
Si è poi passati a discutere dell’atto di indirizzo sulle nomine del Comune nelle società partecipate o controllate, nelle Aziende o nei consorzi. Un tema serio, perché parliamo dellela scelta di chi sarà chiamato e nominato a gestire una parte fondamentale della cosa pubblica, e cioè la qualità di molti dei servizi necessari per la vita quotidiana dei cittadini (rifiuti, politiche sociali, etc.), ed ovviamente i relativi costi. La proposta della maggioranza era uno specchietto per le allodole: molti buoni principi e nobili intenti, ma non dava parametri certi, non assicurava la dovuta trasparenza prima, durante e dopo le nomine, non garantiva la giusta pubblicità del funzionamento, dei risultati e dei costi delle stesse. È una scelta sbagliata: come abbiamo ricordato al Sindaco, le maggioranze passano, le Istituzioni restano, e con esse le garanzie che si scelgono assirme. Abbiamo dunque provato a correggere il tiro presentando numerosi emendamenti, volti a garantire parametri chiari di scelta (titolo di studio ed esperienze pregresse, ad esempio), di trasparenza della scelta (pubblicità dei curricula e delle valutazioni su di essi) e pari opportunità (divieto di cumulo di mandato, alternanza di genere nelle nomine). Emendamenti tutti bocciati, sintomo evidente di cecità e chiusura da parte di chi guida l’amministrazione. Volevamo sottrarre il tema delle nomine al mercanteggiamento di un pezzo di politica locale, e caratterizzarlo invece come un momento di partecipazione attiva della città: ma ovviamente essendo questa una sindacatura che sul mercanteggiamento si regge, abbiamo forse preteso troppo.
Non si può sperare nella responsabilità e nel coraggio di chi proprio non li ha.
Si è poi passati all’illustrazione da parte del Sindaco sia delle rimodulazioni effettuate per quanto riguarda la Giunta, sia degli atti presi o che si vogliono intraprendere in merito alla emergenza da Covid 19. Beninteso, la prima comunicazione dovuta per legge, la seconda richiesta dalle opposizioni.
Sul primo punto, il Sindaco è stato molto evasivo. Non ha spiegato il perché della rimozione dell’ex assessore al bilancio, nonostante il parere positivo della Corte dei Conti sul piano di riequilibrio; non ha spiegato il perché delle dimissioni dell’ex assessore alla Polizia Municipale e al Commercio; e su questo non ha spiegato il perché del vuoto di questi mesi, chi e perché ha rifiutato quelle deleghe per settimane, come mai vi è stato un valzer di attribuzioni di settori fondamentali come i Lavori pubblici e appunto la Polizia Municipale ed il Commercio; non ha spiegato perché un altro assessore, ancora, ha rimesso la delega alla Partecipate. Insomma, più che una amministrazione, quella scafatese sembra appunto il Mercante in Fiera, e l’opacità di tutte queste operazioni, le continue ed estenuanti trattative in seno alla maggioranza, quali interessi non dichiarati nascondano, non fanno purtroppo ben sperare per il futuro.
Sul secondo punto il Sindaco è stato per nulla affatto esaustivo. Non possiamo nasconderci che l’amministrazione in questi mesi di emergenza è stata avvertita come assente – per usare un eufemismo – dalla cittá. Che molte sono state le criticità da un punto di vista della crisi sanitaria e della gestione dell’ordine pubblico. Che è stato un errore da parte del Sindaco definire il nostro ospedale “un lazzaretto”. E che non fosse stato per la preziosa rete di associazionismo cattolico e laico, anche il sistema dell’assistenza e del sostegno ai più deboli sarebbe scomparso.
Ma non solo niente è stato detto dal Sindaco su tutto ciò, sulle criticità della fase appena attraversata, ma soprattutto niente è stato detto su cosa si intende fare per ripartire: né da un punto di vista dell’emergenza sanitaria, né da quello delle politiche sociali, né ancora da quello delle attività commerciali e produttive, né infine da quello della rimodulazione degli spazi pubblici e dell’urbanistica. Non si capisce quando riaprirà il Comune, con quali garanzie per i cittadini e soprattutto i laboratori. Non si capisce come verrà rimodulato il Bilancio. Non si capisce come si intende riconfigurare la vita della città. Ci saremmo aspettati che il Sindaco condividesse con il Consiglio le sue idee e proposte, o che almeno ascoltasse le nostre: dalla vicenda USCA a quella delle esenzioni sui tributi per le attività commerciali costrette alla chiusura, dalla vicenda del potenziamento dell’assistenza domiciliare a quella della messa in sicurezza delle scuole, dal tema del necessario verde pubblico a quello della mobilità sostenibile. Ci sarebbe da re-immaginare e re-inventare Scafati, sapendo che nulla sarà come prima, e che non per forza questo è un male: che il distanziamento fisico sarà necessario, ma quello sociale invece andrà sempre più ridotto. Ma il Sindaco tace. Magari scriverà un’altra lettera al Prefetto, ma teniamo che di questo carteggio ben poco sarà utile alla città.
Abbiamo poi discusso e approvato sia il regolamento sulla videosorveglianza sia quello sugli scavi inerenti i lavori pubblici. Anche in questi due casi, bocciati due nostri emendamenti propositivi che puntavano a migliorare i testi, e a garantire in maniera maggiore i cittadini scafatesi. Ricordiamo, tra l’altro, che avevamo segnalato l’assenza del regolamento sulla videosorveglianza già lo scorso anno: ci fu risposto dal Sindaco quasi in maniera seccata, poi si è accorto anch’Egli che senza quel regolamento le telecamere annunciate non potevano essere messe in funzione. Magari, facessero meno propaganda e studiassero un po’ di più, la città ne gioverebbe tutta.
In sintesi, dunque, ci saremmo aspettati che dopo mesi di silenzio e di assenza il Consiglio comunale producesse idee e atti per la città, con una discussione pacata, civile, improntata sull’obiettivo del bene comune. Abbiamo ancora una volta constatato, purtroppo, che spesso la massima assise cittadina si trasforma in un prosieguo pubblico delle riunioni di maggioranza. E che, purtroppo, dinanzi ad una opposizione come la nostra – non demagogica, che non fa teatro ma proposte, che studia gli argomenti spesso più di chi li presenta, che lavora a cambiare e a migliorare ogni singolo atto nell’interesse della città – vi è purtroppo un Sindaco le cui insicurezze politiche, il cui scarso polso della situazione e la poca conoscenza delle norme rendono difficile, se non impossibile, ogni forma di dialogo costruttivo.
Noi, dal canto nostro, non ci arrendiamo, e con serietà e caparbietà continueremo a lavorare nell’interesse esclusivo della città.”