La nostra “ora d’aria” è finita, la fase 2 ci ha fatto tornare nella normalità nera, quella dei “signori dello sviluppo e del profitto” che riempiono di devastazione il nostro territorio sotto l’avallo istituzionale.
Una classe imprenditoriale senza scrupoli che inquina, sversa, che trova appoggi politici: è il Sarno, è la cava di Montalbino, è il litorale Domizio, è la piana del Sele, è la Terra dei fuochi, sono gli inceneritori (anche quello di Nocera), i pesticidi nell’agricoltura intensiva, ma è anche la Val di Susa, l’Ilva, una economia basata esclusivamente su auto o i tantissimi biocidi che il capitalismo nostrano oggi perpetra impunito.
Biocidi che ora, in nome di una economia che deve riprendere a tutti i costi, avrà ancora più sostegno ad inquinare, avrà ancora più deleghe e deroghe, e meno paletti. Prepariamoci.
Le Istituzioni che per tre mesi hanno colpevolizzato il cittadino irresponsabile che doveva stare a casa (i loro discorsi in TV o sui social sugli inviti alla responsabilità ad un certo punto comiciano a diventare fastidiosi, una volta comprese le dinamiche di diffusione del virus: negli ospedali tramortiti perché impreparati, nelle fabbriche del Nord aperte a tutti i costi, nei massacri delle RSA), continueranno a (non) agire per inerzia sui temi ambientali come sempre hanno fatto?
Le immagini di mari e fiumi limpidi, di un’aria respirabile, provocherà un sussulto e farà in modo che in cima alle agende politiche ci sia la bonfica dei territori?
(che poi si traduce in lavoro, economia, salute).
Putroppo pensiamo di no, c’è un vuoto culturale istituzionale sul tema dell’ecologia, basta vedere in Campania le politiche di Bassolino, Caldoro e De Luca su questo fronte o i governi nazionali.
Cosa ci salverà? La Magistratura? Forse, chissà, anche su questo nutriamo dubbi: sull’inquinamento del Sarno, dagli anni 70 sui tavoli delle Procure ci sono migliaia di denunce, sequestri, carte, studi, video, foto, nomi e cognomi. Cio’ che viene sequestrato, viene poco dopo dissequestrato. Si deve continuare a denuciare alle Procure, ma sicuramente non basta, anzi è poco.
Cosa ci salverà? Per noi l’esempio viene dalle lotte territoriali vincenti nel mondo, una mobilitazione permanente, fatta di presidi fisici (sotto gli enti, lungo le sponde del Sarno, lunghi gli scarichi, nelle piazze, sui balconi, coinvolgendo tutti i cittadini, le professionalità, le scuole, gruppi di sentinelle, controlli, controinformazione, denunce politiche forti e anche conflittuali, studiando le problematiche, portandole ovunque. Come alcuni stanno gia facendo). Qualunque istituzione verrà nei nostri territori non dovrà mai essere benvenuta se non ha dato risposte concrete sul tema dell’inquinamento: nè avere i nostri consensi in termini elettorali.
Perchè si capiscano quali sono le priorità: liberare questa terra da chi inquina, da chi fa affari con chi inquina e da chi fa finta di non vedere.
Vedere tante persone ieri, in piazza, di diverse generazioni (e soprattutto tanti giovani), organizzarsi per un NO all’inquinamento dei fiumi, ci dà una boccata d’aria e di ottimismo.
“Eppure il vento soffia ancora…” partendo dalla Bottega equosolidale Tutta n’ata storia – N