Si libera dall’incubo del coronavirus un bimbo di dieci anni. Lo scrivemmo ad aprile e a pensarci era e resta la storia più bella, a lieto fine e particolarmente significativa, tra tutte quelle capitate a chi si è imbattuto nel Covid 19. Un bambino che guarisce è un sorriso che fa valanga, cioè travolge d’entusiasmo, che supera ogni falanga, cioè rullo.
Una pagina di diario, di un mese fa, che resterà per sempre, un invito a non disperare mai. Adriano scriveva. «Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti.». Ma ecco che mentre tutti disperano, ci corre in soccorso Rodari. È difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi.
Ecco per noi quel decenne è simbolo particolare, dello Scarlato rinato, delle cure che salvano, del chiacchiericcio superato dai gesti bianchi e dalle parole belle.