È bufera su Roberto Saviano dopo la sua ultima apparizione a “Che tempo che fa” su Rai Due, ospite di Fabio Fazio. Lo scrittore napoletano ha preso di mira i commercialisti, sostenendo che rappresentano una delle strade attraverso cui la criminalità organizzata viene a conoscenza delle aziende o delle persone in crisi economica. Ovviamente, il mondo dei commercialisti si è scagliato contro Saviano, ma non solo. Anche buona parte del mondo politico, in particolare il centrodestra, ha armato il bazooka.
Saviano ovviamente su certi temi è un provocatore. Ma la questione posta, male, dal giornalista-scrittore non è affatto da eludere al suon di polemiche categoriali o politiche. Troppe volte i commercialisti, non tutti ci mancherebbe, sono stati scoperti al solo della criminalità organizzata, non solo al sud, il fenomeno si è allargato nel Paese e fuori dallo stesso. Occorrono menti raffinate, gente che conosce alla perfezione determinate e studia come poterle raggirarle. I commercialisti, come gli avvocati, fanno parte della specie, tanti di loro subiscono il potere dei soldi e il fascino delle sirene mafiose.
La crociata di Saviano rischia però di restare lettere morta se gridata in modo generalizzato e generalista come ha fatto domenica sera dal fratacchione Fazio. Occorre indagare, occorre esaminare il fenomeno in profondità e avere le armi giuste per debellarlo. A volte non basta l’intellettuale IO SO alla Pasolini, eppoi Saviano non è certamente Pasolini, diciamolo con chiarezza massima una volta per sempre.