All’ingresso di porta Anfiteatro è tutto pronto. 26 maggio 2020 Pompei antica riapre i battenti. Primo atto, in tono minore, del riappropriarsi dello spazio dell’arte antica per eccellenza. I tondini attaccati per terra scandiscono il distanziamento tra persone. Un signore in divisa del parco ti spara il termo scanner per la temperatura, si passa il controllo degli oggetti. E poi il biglietto, online. Il costo è sceso, per questo primo periodo solo a 5 euro. Perché quello che è possibile fino al 9 giugno a Pompei è solo una bella passeggiata, tra le suggestive strade ed entrare esclusivamente negli edifici più spaziosi.
Pompei racconta in maniera ancora più forte suggestioni del passato. Le visite previste dovrebbero essere quasi in solitaria, una sorta di possibile lettura altra con un nuovo punto di vista di un mondo bloccato nella terra. La piantina con il percorso possibile si può scaricare dal sito, la città è aperta ma con dei percorsi precisi segnalati. Gli edifici privati visitabili sono solo tre: Praedia di Giulia Felice, domus Cornelia (aperta per l’occasione) con il suo bel giardino, e la splendida casa degli Amorini Dorati.
La riapertura ufficiale, già annunciata nei dettagli, è stata l’occasione di una conferenza stampa, non virtuale, che ha rilanciato per lo più sul futuro del sito dal 9 giugno. Più case, una App per spostarsi nella città con coscienza, una riorganizzazione per riaprire in sicurezza. Si parla della casa del Fauno, di case mai viste prima che verranno riaperte ma anche delle terme suburbane. Ma se ne riparlerà quando quando si avvicina la data. “Dobbiamo fare in modo che Pompei riparta in maniera decisa – spiega il direttore del parco Massimo Osanna – per far ripartire l’economia della zona. Città resiliente che ha superato catastrofi terremoti, scavi selvaggi, clandestini e ci insegna come si può nascere dalle proprie ceneri“. Intanto le modalità di accesso sono già state chiarite in precedenza come scritto https://www.agrotoday.it/pompei-antica-il-26-maggio-riapre-a-prezzo-ridotto-e-con-regole-chiare-il-9-giugno-la-seconda-fase/
RACCONTO DI UN VIAGGIO IN UNA POMPEI INTIMISTA
Inedita, solitaria, ma in compagnia con tutti i fantasmi del passato. Pompei post lockdown regala un’esperienza unica. Si entra scaglionati ad orari, vuol dire che ci sarà sempre un numero massimo di persone, molto inferiore rispetto alle abitudini.
Sembra di passeggiare, catapultati nel passato, in uno spazio etereo, senza reti. Una bellissima proiezione nello spazio di quel tempo sospeso di cui tanto si è parlato e vissuto nell’era del Covid. Camminare per le strade della città dà serenità, lascia respirare l’unicità del momento.
Nell’anfiteatro vuoto, si sentono immaginari passi di gladiatori vincenti. Insieme alla musica dell’esposizione sonora e in immagini dei Pink floid, ripartita o forse mai fermata in questi mesi. Un film. I Praedia di Giulia Felice accolgono in un giardino in fiore di rara bellezza, è il rosso che domina, mentre la suggestione dell’ euripo, del canale centrale, ritualità dell’acqua, è corredata da fiori bianchi comunica gioia. Un edificio in parte chiuso, certo, come prima del Covid, ma che lascia intravvedere i suoi ambienti e i suoi colori, tra cui va ricordato il triclinio estivo con le sue pitture dal sapore egittizzante tra pigmei e coccodrilli.
Entrare dai praedia di Giulia Felice e uscire sulla via dell’Abbondanza, la nota strada, decumano della antica città, lascia a bocca aperta: sulla strada non c’è nessuno. Un nuovo viaggio. Tutti gli edifici, un po’ per il tempo passato dall’ultimo giro, un po’ per la luce e il vento che creano suggestioni senza tempo, sembrano più belli. Passo dopo passo si sente il ritmo di sequenze temporali. E mentre si guarda fuori il viaggio vero sembra quello dentro, nel sospeso a cui siamo ormai abituati e che forse dà sapore diverso alle cose. Anche solo guardare dall’esterno il teatro piccolo è un tuffo. Il passato e il tempo. Che passa ma che non passa mai, sospendendo le situazioni nei secoli. Il teatro grande è chiuso, non si può accedere. come non si può accedere, e di questo alcuni saranno tristi, al noto lupanare, troppo piccolo per questo momento di distanziamento sociale.
Salendo via Vesuvio, c’è la famosa Leda e il Cigno, da poco scavato e poi, riscendendo la casa degli Amorini Dorati, già aperta prima, che vale tutta la visita. Il giardino al centro con attorno un peristilio con le varie stanze, in cui si immaginano passeggiate colte. Come colte sono le storie che riecheggiano nelle pitture nel silenzio del tour, e lasciano immaginare volti e storie. Tra Paride e Achille, la stupefacente storia di Giasone, ma anche la stessa Leda, Diana e Atteone, Venere. E come non immaginare riti condivisi, legati al culto isiaco nel lato della casa in cui c’è un sacello con gli dei a lei legati, che fa da contrappunto, sincretisticamente, dall’altro lato, a un tempietto custodisce i romani lari. Cubicoli a sfondo giallo o bianco ci propongono miti e volti, stagioni e una delicatezza della bellezza. Un viaggio in un mondo che si immagina peripatetico e pieno di bellezza.
La curiosità di questo momento è la possibilità di entrare per la prima volta in una casa prima chiusa, Domus Cornelia. Prima ci si passava solo davanti. Con quella sua struttura in asse lascia vedere un atrio e un peristilio di grande valore: qui hanno trovato un busto di Cornelio Rufo. Situata difronte alle terme stabiane, su via dell’Abbondanza, la domus era collegata a due botteghe. Il peristilio è ampio e circondato da diversi ambienti, che non conservano pitture alle pareti. Scavata nel 1855 si immagina dovesse essere una casa grande e ricca, ma si sente il suo declino, ora è spoglia. Del suo antico splendore resta lo spazio del giardino, con fontana, un trapezoforo (che è in deposito), la quantità di ambienti che affacciano sull’atrio e un pavimento in opus sectile colorato di un cubiculum.
Pompei in questa modalità intimista, a volte intimidisce di bellezza. Come entrando nel foro, dove per una volta si è davvero soli tra suoni rievocati dalla memoria delle iscrizioni. Tra vociare inesistente di fantasmi della storia, tra calchi e templi, come quello di Giove o quello di Apollo. Spazio aperto dove ancora poter passeggiare in un viaggio interno.
Pompei senza turisti è strana, ma questo modo di viverla nei suoni, negli odori, oltre che nella bellezza diventa un’esperienza unica che difficilmente si sarebbe potuta immaginare. Lo sguardo indietro, a immagini dello scorso anno, alla folla carica di polvere che rendeva abitata una città sospesa, cozza un po’ con l’incontro intimo con la bellezza che questa Pompei, in questi giorni, può regalare.