Secondo quanto riferito da 4 testimoni, il ministero della Sanità brasiliano aveva deciso di varare misure restrittive per tutelare la salute pubblica già il 13 marzo, appena due giorni dopo la dichiarazione dello stato di pandemia. In meno di 24 ore, però, quelle direttive sono state molto ridimensionate dall’intervento dell’ufficio del personale del presidente brasiliano che ha sempre negato la gravità dell’emergenza, privilegiando l’aspetto economico.
Oggi nel Paese si registra il peggior focolaio dopo gli Stati Uniti, con oltre 374mila casi confermati. Secondo una ricerca dell’Università federale di Pelotas, peraltro, gli infetti potrebbero essere addirittura 7 volte di più di quanto rilevano i numeri ufficiali. A preoccupare nell’area, non è solo il Brasile: ieri l’America latina ha registrato un aumento di 30mila casi in un solo giorno. La popolazione indigena risulta particolarmente colpita, soprattutto in Perù, dove l’80% degli infetti è stato rilevato tra le tribù.
MARIA LOMBARDI