In un momento in cui riusciamo ad intravedere l’onda dello tzunami che spazzerà via il mondo del business per come veniva concepito prima del covid2019, avrà più senso costruire steccati?
Da un lato siamo costretti alla distanza sociale, ma dall’altro abbiamo un disperato bisogno di unirci, di stare vicini, per non sentire il freddo del gelido inverno. Vediamo dunque la storia cosa ci insegna.
La domanda da farci è: Competizione o collaborazione?
Questa è la prima scelta che dovremo affrontare nei prossimi mesi e mai come ora il monito” l’unione fa la forza” potrebbe essere l’unica ancora di salvezza, in uno scenario nel quale la “sopravvivenza” è minacciata.
A guardare bene, le parole “concorrenza” e “collaborazione” hanno anche la stessa radice: “con – currere”, vuol dire letteralmente “correre insieme verso l’obiettivo”, mentre “con – laborare” significa “lavorare insieme”.
Nella teoria del margine incrementale di W. Brian Arthur, si paragonano i mercati a delle torte: si può combattere per accaparrarsi una fetta più grande o collaborare per costruire una torta sufficiente a sfamare tutti. Collaborare con chi? Con i nostri concorrenti!
La storia dell’economia è costellata di sinergie di successo tra concorrenti che hanno avuto effetti positivi per loro e per il cliente.
Il futuro non sarà solo un posto oscuro e incerto, ma anche un’epoca piena di opportunità. Le sapremo cogliere? Buona parte della risposta dipenderà dalla nostra capacità di “sradicare steccati”, “abbattere barriere” e costruire partnership
Davvero nessuno può vivere in maniera indipendente dall’altro. La distanza sociale alla quale siamo costretti, ci ha insegnato nel più duro dei modi quanto siamo profondamente interconnessi, e quanto la serenità del nostro futuro dipenderà dalle nostre collaborazioni, e dalle nuove idee a cui ci stiamo approcciando.
Abbiamo sempre asserito che “cominciare” sia la parte più dura. Un cambiamento, una nuova sfida, sono cose che fanno paura, fin quando non decidiamo di farlo: in un secondo prendiamo consapevolezza e “magicamente” ci trasformiamo.
Bene. Ma che succede la mattina dopo?
Quando apriamo gli occhi nel nostro letto, se la nostra convinzione è forte, ci alzeremo con tanta energia e voglia di fare. Molto probabilmente sarà una giornata super – produttiva, in cui saremo felici, per via dell’adrenalina che ci scorre nelle vene.
Bene. E la mattina dopo ancora?
Seppur riuscissimo ad essere così centrati da mantenere lo stesso livello di grinta e determinazione fino a che il nostro obiettivo non sia raggiunto (e sappiamo come questo sia difficile), il cambiamento non arriva da solo durante la notte.
Prevede una fase di resistenza iniziale, che non possiamo evitare.
In altre parole, saranno molte le notti in cui andremo a dormire avendo fatto solo un mezzo passettino avanti e, purtroppo saranno tante altre le mattine in cui l’unica cosa diversa in noi resterà la nostra sola motivazione.
I problemi ci sembreranno molto più grandi di noi, ci sentiremo sopraffatti: affrontiamo qualcosa di nuovo, e questo comporta l’esserne, più o meno, impreparati. Se considerassimo il cambiamento un punto di arrivo su un asse, la parte dedicata all’allenamento sarebbe una curva verso il basso. Avanziamo sull’asse, ma flettendoci.
Quello spazio tra la retta che ci porta all’obiettivo, e la curva verso il basso è la resistenza. Alla nostra motivazione, va affiancata una fede cieca verso il fatto che se teniamo duro, ce la faremo. Non importa quanto tempo potrebbe volerci.
Chi di noi non ha un avversario da battere faccia a faccia, in uno spazio piccolo come quello di una ruota?
Chi non insegue una meta, ma correndo lentamente dietro un’auto che va sempre più veloce noi?
Il segreto è la resistenza: che “magicamente” (stavolta per davvero) si trasforma in consistenza. In maniera quasi inconscia, giorno dopo giorno mentre teniamo duro, il nostro corpo e la nostra mente apprendono. Diventiamo più forti, più abili e più veloci. Le stesse difficoltà che troviamo all’inizio, spariscono, per lasciare spazio alle nostre nuove abilità.
Non stiamo più arrancando: da qui in poi possiamo solo progredire. Abbiamo appreso, siamo consistenti, perché tutto ciò che siamo si basa su qualcosa che sappiamo fare davvero. Qui dimostriamo di che “stoffa siamo fatti”