“Ci sono tre nemici del dono, sempre accovacciati alla porta del cuore: il narcisismo, il vittimismo e il pessimismo”. Lo ha detto il Papa, che nella parte finale dell’omelia di Pentecoste, celebrata nella basilica di San Pietro alla presenza di circa 50 persone, li ha analizzati tutti e tre nel dettaglio. “Il narcisismo fa idolatrare sé stessi, fa compiacere solo dei propri tornaconti”, ha spiegato: “Il narcisista pensa: ‘La vita è bella se io ci guadagno’. E così arriva a dire: ‘Perché dovrei donarmi agli altri?’”. “In questa pandemia, quanto fa male il narcisismo, il ripiegarsi sui propri bisogni, indifferenti a quelli altrui, il non ammettere le proprie fragilità e i propri sbagli”, ha esclamato Francesco. “Ma anche il secondo nemico, il vittimismo, è pericoloso”, ha proseguito: “Il vittimista si lamenta ogni giorno del prossimo: ‘Nessuno mi capisce, nessuno mi aiuta, nessuno mi vuol bene, ce l’hanno tutti con me!’. Quante volte abbiamo sentito queste lamentele! E il suo cuore si chiude, mentre si domanda: ‘Perché gli altri non si donano a me?’”. “Nel dramma che viviamo, quant’è brutto il vittimismo!”, il commento del Papa: “Pensare che nessuno ci comprenda e provi quello che proviamo noi”.
Nel pessimismo, infine, “la litania quotidiana è: ‘Non va bene nulla, la società, la politica, la Chiesa…’. Il pessimista se la prende col mondo, ma resta inerte e pensa: ‘Intanto a che serve donare? È inutile’”. “Ora, nel grande sforzo di ricominciare, quanto è dannoso il pessimismo, il vedere tutto nero, il ripetere che nulla tornerà più come prima!”, ha denunciato Francesco: “Pensando così, quello che sicuramente non torna è la speranza”. “In questi tre – il ‘dio specchio’, il ‘dio lamentela’ e il ‘dio negatività’, ci troviamo nella carestia della speranza e abbiamo bisogno di apprezzare il dono della vita, il dono che ciascuno di noi è. Perciò abbiamo bisogno dello Spirito Santo, dono di Dio che ci guarisce dal narcisismo, dal vittimismo e dal pessimismo. Ci guarisce dallo specchio, dalle lamentele e dal buio. Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”.