Avevo 16 anni, dagli Allievi in tre mesi arrivai in Prima squadra. Un bambino e Bambino mi chiamava mr. Viciani, l’allenatore. Quante botte che prendevo il giovedì nella partita di allenamento, ma zitto e muto: volevo fare il calciatore.
Se ci sono riuscito è perché fui voluto bene da questi grandi, adulti. Tra di loro c’era Sandro Ferrari, uno stopper elegante. Con orgoglio oggi vedo i miei libri tra le sue mani.
Anche lui ha voluto contribuire con un’offerta alle necessità della Mensa dei Poveri di Salerno.
Grazie, Sandro.