Adolfo Greco muoveva i fili giusti per ottenere quello che voleva nei palazzi della politica, ma anche nella burocrazia. E’ uno dei casi venuti alla luce nell’ambito dell’inchiesta Olimpo 3. «Giovannino volete il caffè?» chiedeva Angelina Rega all’“amico” che era andato a fare visita alla famiglia Greco. Non era un amico “semplice”, ma si trattava di un dirigente dell’ASI che, immediatamente dopo una riunione del consiglio di amministrazione del consorzio dell’area industriale era andato a riportare all’imprenditore il contenuto, e quindi le decisioni, sulla riunione tenutasi poco prima negli uffici dell’ASI. In ballo c’era la decisione sulla riconversione dell’uso degli immobili insistenti nell’area industriale e quindi l’approvazione. «Non solo attività industriali – diceva il dirigente a Greco – ma anche attività commerciali, addirittura nel settore sanitario».
E’ quanto emerge da alcune intercettazioni ambientali captate dagli investigatori ed ora nel fascicolo d’inchiesta che, partendo dalla trasformazione dell’ex fabbrica Cirio in complesso residenziale, ha poi sostenuto l’esistenza di un comitato d’affari interessato a cancellare vincoli di un pezzo ampio di città per investire e trarre profitto da una serie di ex aziende da riconvertire. Ad Adolfo Greco non era ben chiara la “riconversione” dell’uso degli immobili, tanto che l’amico gli specifica che chi ha immobili in quell’area può fare qualsiasi attività commerciale, da struttura ricettiva ad addirittura una clinica privata. All’imprenditore stabiese, sul cui capo ormai pendono ben 3 ordinanze di custodia cautelare ed e’ attualmente agli arresti domiciliari grazie allo svuotacarceri dovuto all’emergenza Covid-19, cominciano a brillare gli occhi. Non è passato inosservato agli agenti che registravano la conta quotidiana del “tesoretto” nemmeno quell’incontro con quell’amico dirigente ASI che stava rapportando all’amico imprenditore e ricco possidente.