A Roma anche per sondare il terreno e decidere se candidarsi alle prossime regionali. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris ci pensa. Senza più maggioranza, il Consiglio comunale è fermo. Per la seconda volta ieri è saltato per mancanza del numero legale, senza che si adottassero provvedimenti per la città.
Consiglieri che non lo mandano a casa, perché non vogliono andare a casa. Ma che non restano nemmeno in Aula per dare risposte ai cittadini messi in ginocchio dall’emergenza Covid-19. Potrebbe essere proprio questa la ragione per spiegare le dimissioni e tentare la conquista di Palazzo Santa Lucia. Soprattutto se il Governo si dovesse dimostrare sordo alla richieste di risorse per il Comune, di interventi sui vincoli finanziari, sul disavanzo e sul dissesto. Rimettendo al centro il ruolo dei sindaci, al momento ancora messi in un angolo a favore delle Regioni. Ordinanza sulla movida docet.
La missione a Roma servirà all’ex pm per capire che aria tira, se alle parole pronunciate dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte nella videoconferenza con i primi cittadini corrispondono fatti concreti e tempi brevi. Che per il sindaco vuol dire massimo trenta giorni, “questo è il tempo che ci siamo dati“. Altrimenti senza poteri, senza soldi e con un Consiglio impantanato che senso avrebbe continuare? Con elezioni che non si terranno a luglio, come sperava il governatore Vincenzo De Luca per sfruttare l’onda di popolarità, de Magistris, inoltre, ha mesi dalla sua parte.
Mesi per andare all’attacco, magari sperando e puntando su qualche ‘nodo’ che verrà al pattine. Come già fatto ieri intervendo sulla vicenda Asl Napoli 1. “Se mi sfiduciano mi candido” ha detto prima dei Consigli flop. Ma se l’opposizione non è capace di sfiduciarlo, di fatto il primo cittadino lo è già, non riuscendo a farsi approvare in Aula un bel nulla. Nemmeno quando propone un documento unitario, il dialogo. Niente. “Se il Governo continua con questa lentezza, altro che rilancio: con lo Stato siamo per ora a parole ed elemosina” dice de Magistris a poche ore dall’incontro fissato a Roma con i rappresentanti dell’esecutivo. “Se non si fa qualcosa, spegniamo le luci, non potremmo più garantire i servizi, questo significa rifiuti per terra e città senza trasporti pubblici“.
Un ultimatum che ha insieme il sapore di una nuova sfida che mira alla Regione Campania. Anche se frena quell’orgoglio per la possibile sconfitta da mettere in conto con De Luca. Pur se guadagnando comunque uno scranno in Consiglio regionale. Dura da digerire per uno che doveva portare il movimento deMa fino in Parlamento.