7 giugno 1981- Tra un calcio ad un pallone e 18 anni da saper indossare, ero nel frattempo studente di Biologia all’Università’ di Napoli – dovevo pur accarezzare un futuro solido! – e poi, invece, questa domenica di 37 anni fa. Nella foto sono accosciato, sono l’ ultimo a destra, come a dire – Ci sono anche io, posso? – e magicamente gli altri dieci mi fecero accomodare. 18 anni sono pochi per chiedersi il futuro, ma loro mi presero per mano e poi tutta Cava e Santin addirittura in braccio. A Frosinone col Cosenza vincemmo 3 a 1 e il pareggio del Campobasso a Rende decreto’ il nostro ingresso in serie B.
Apprendemmo la notizia a fine gara negli spogliatoi. – Allora, che si fa, lo facciamo un giro di campo per festeggiare con i tifosi? – disse qualcuno. – Ma certo! – Chi si rimise la maglietta, chi penso’ prima di bere, chi non smetteva di abbracciarsi col compagno. Poi… poi il giro di campo, nonostante tutto, lo facemmo lo stesso: sì, perchè sugli spalti non c’ era piu’ nessuno. Tutti già in autostrada per tornare a Cava e per abbracciare la vita; che era bella, che era diversa, che qualche volta la vita non ti regala solo macerie, stragi, stazioni devastate, aerei che vengono giu’. E bisognava prendersela quella vita, tutti dovevano: I vecchietti, le donne, I giovani e anche io dovevo prendermela.