Che non sarebbe stato semplice amministrare una città come Scafati, era una certezza di cui tutti erano al corrente, che si sarebbe rivelata l’amministrazione delle poltrone non tutti se lo aspettavano. Sicuramente in 12 mesi qualcosa in più si sarebbe potuto fare, evitando così un imbarazzante immobilismo nei più disparati settori.
Dopo 12 mesi, tra il fiato sul collo di una destra fuori dal palazzo, le pressioni di una parte della destra coalizzata, l’attività scanner delle opposizioni che finisce in caciara, le casse comunali al verde, il personale scarso e il fuoco amico, il bilancio non può essere positivo, piuttosto, come un vecchio adagio recita, la situazione attuale potrebbe definirsi “zero a zero palla al centro”.
Un anno fa qualche eletto, sopraffatto dall’emozione, commentava il risultato delle urne dicendo: “Abbiamo stravinto!”, per poi dimettersi dalla carica di assessore una manciata di mesi dopo. Qualche deus ex machina parlava di aggressioni e di stile all’interno dei seggi durante la fase dello spoglio, poi le dichiarazioni dei vincitori e l’inizio dell’era degli annunci. Tra i commenti sagaci dei più navigati della politica cittadina e qualche freddura dei reduci della Prima Repubblica, appariva chiaro che lo scarto al ballottaggio tra le due coalizioni, non era certo quel che può essere definito come una “stravittoria” e quasi da subito le coliche addominali di una amministrazione non proprio convinta di essere tale, hanno preso il sopravvento.
Formata la prima squadra esecutiva del sindaco, si cominciano a muovere i primi passi per quello che solo a pochi mesi di distanza diventa il “tango della poltrona”. Deleghe agli assessori ma anche ai consiglieri così per non scontentare nessuno, ma non basta e non è bastato perché, a turno, i dissidenti si sono moltiplicati fino alla nascita di un vero e proprio gruppo di indipendenti con l’obiettivo di fungere da pungolo all’attività amministrativa.
Proclami e annunci usciti dalle tastiere di una comunicazione “fai da te” non ha di certo aiutato la buona volontà di chi ha creduto in un nuovo progetto per la città. Errori strategici di partenza hanno compromesso la stabilità di una maggioranza fatta di mille voci ma con nessuna guida. E allora si arriva alla gestione dell’emergenza sanitaria con le misure di organismi superiori, si finisce per far passare come impresa titanica il cambio di una lampada della illuminazione pubblica o la pulizia delle strade. E la Villa comunale resta uno slogan, i Pics a rischio, il Pip una pippa e il Puc … che fine ha fatto il Puc?
Non si capisce bene il destino riservato allo Stadio comunale né la veridicità di alcune presunte incompatibilità. Poi c’è ACSE, che dopo le dimissioni del dottore Meriani, ha assunto le sembianze di un buco nero.Dodici mesi fa il Primo cittadino vinse il turno di ballottaggio con 697 preferenze in più rispetto agli 8.986 voti dello sfidante Russo, dodici mesi fa le porte di palazzo Mayer si aprivano a Salvati e alla sua squadra ma, forse, in quello stesso momento, quelle stesse porte, si chiudevano agli scafatesi.