Sulle ultime vicende la Lega di A si è sempre espressa a grandissima maggioranza, se non
all’unanimità: nella più recente votazione sulla scelta di riprendere a giocare,
sull’atteggiamento intransigente da opporre alle televisioni, sul percorso
alternativo da intraprendere in caso di necessario stop. La condivisione d’intenti si
ritrova ora nella volontà di fare della Lega un unico grande club esclusivo. Indipendente
dalla federazione, completamente autonomo nelle scelte. L’intenzione si è
rafforzata nelle ultime settimane, e in particolare negli ultimi giorni: il voto con
cui ieri il Consiglio Federale ha approvato la delibera definitiva per la ripartenza del
campionato, senza sorpresa per la A, consolida l’idea.
La posizione che le società avevano votato in larga maggioranza è stata ribadita
nei soli tre voti che appartengono alla Lega: quello del presidente Dal Pino,
dell’a.d. nerazzurro Marotta e del numero uno della Lazio Lotito.
I 18 voti favorevoli all’ultima delibera sono quelli espressi dalla Lega Dilettanti (6), dai calciatori (4), dalla Lega Pro (3) dagli allenatori (2) e dalla Lega di B,
arbitri e presidente federale (uno). Una proporzione che così stabilita non premia la
forza economica e il peso politico della massima serie. Che, al contrario, fa da motore
per l’intero sistema, garantendo il 90% del fatturato del mondo calcio, un gettito
intorno al miliardo, eppure è un mondo che non ha una sua autonomia. In parecchi, insomma, auspicano un modello Premier League. Il largo consenso della
maggioranza dell’assemblea è sufficiente a introdurre novità nei format, o a modificare
delle norme dello statuto in vigore. Ovviamente massima autonomia nella distribuzione
degli utili derivati da sponsor, merchandising e diritti tv, i più pagati al mondo. Nessun
obbligo da parte dei club di condividere i ricavi con le serie minori.