“LA MERAVIGLIA | A UN METRO | DA TE.” spot per la riapertura di cappella Sansevero realizzato da NFI – Napoli Film Industry
L’emozione è sempre forte. Quel Cristo, velato nella pietra, sembra aspettarti lì per ricordarti qualcosa che sa di eterno. Come il ciclo della vita. I dettagli scolpiti del cosiddetto testamento in marmo del principe Sansevero, di una persona, ma anche di un’epoca storica, superano i limiti del tempo e arrivano a noi netti, in tutto il suo valore. La Cappella Sansevero riapre il 12 giugno (leggi qui), e diventa una sorta di confine che ci riporta dentro di noi, in contatto con noi, in maniera ancor più forte dopo questo periodo di isolamento “obbligato”. Sembra ricordarci ancora quella sensazione possibile del silenzio interno, del restare con se stessi, ma con un invito verso la bellezza e il profondo. Dopo tanta folla di turisti in fila ore per vedere la magia di questo scrigno, il virus comporta una possibilità, finché dura, godere di uno spazio in maggiore raccoglimento. Le regole post covid sono chiare, chiaro lo sforzo per proteggere tutti. La segnaletica nella sua finezza, distanziamento, ma anche, con quegli adesivi su cui sono presenti le immagini delle opere, rappresentano opportunità di creare punti di vista.
La cappella è uno di quei posti da cui non te ne andresti mai, pronto a lasciarti affascinare da un’altro dettaglio e da un altro ancora. Ma poi, da dentro, senti di essere parte del tessuto circostante, senti di essere dentro la Napoli universale, la Napoli della gente, delle sue passioni e ricordi. Perché, come non smettono mai di ricordare Carmine Masucci, amministratore del Complesso monumentale della Cappella Sansevero, e Fabrizio Masucci, presidente e direttore del museo, questo luogo è parte di una storia del territorio che non si può ignorare.
E ce lo spiega bene in questa piccola chiacchierata, che alleghiamo, Carmine Masucci. La famiglia, discendente del Principe, si occupa da sempre del recupero della Cappella. Racconta frammenti di storia della cappella e della città di Napoli. Il 12 giugno per la riapertura non è una data casuale, ma la commemorazione di un evento fondamentale per Napoli. Sono passati trent’anni dal 12 giugno 1990, data in cui riaprirono la cappella, dopo un terremoto (1980) e dopo tre anni di lavoro per liberarla dallo stato di abbandono. Fu una grande festa a cui partecipò tutta la città, già coinvolta nel progetto, anche con i suoi artigiani e artisti, nel restauro stesso. Tutti fecero la loro parte. Con orgoglio.
Una città che si riprende la città in cui tutti si sentirono parte attiva, contribuendo in questo necessario scambio tra pubblico e privato unito in nome di arte e bellezza e cultura. Perché, come ben spiega Masucci, il dialogo e l’integrazione delle opere con e nel territorio è fondamentale per la vita di luoghi d’arte. Creare legami tra le opere e lo spazio sociale e culturale in cui è integrato crea valore e protezione. Per questo si sono occupati anche delle strade, della vita attorno al grande e prezioso scrigno. Dovrebbe essere sempre così. Lavorare su un territorio dovrebbe significare riappropriarsi anche della sua bellezza. E la famiglia Masucci avrebbe voluto riaffermarlo con il festeggiamento dei trent’anni dal 90, realizzando una grande festa, proprio come quella di allora. Con tanto di musicisti in costume d’epoca. La promessa è che è solo rimandata.