E’ lunga la scia di suicidi che, da quando è scattato il lockdown ha insanguinato la provincia di Salerno, Giovanissimi che hanno deciso di porre fine alla propria esistenza. Anziani, anche, provati dalla solitudine ancora più dolorosa e forte in questo periodo di quarantena forzata. Notizie che hanno scosso a cadenza regolare i cittadini, vite alle quali non è stato possibile neppure dare un ultimo saluto
La carrellata di anime spezzate è iniziata lo scorso 16 marzo, a Nocera Inferiore. Un anziano, solo, trovato impiccato da un familiare in garage. Appena due giorni dopo una donna si è suicidata a Salerno, in via Lucio Petrone, nello sconcerto generale. Passano pochi giorni, poi un uomo a Sapri si lascia investire da un treno. Una settimana ancora e un anziano a Salerno si lancia nel vuoto. L’ultimo suicidio di quel terribile marzo è
quello di un 43enne che si lancia nel vuoto a Salerno,schiantandosi al suolo. Esattamente sette giorni dopo una donna sceglierà lo stesso modo per togliersi la vita ad Angri. E poi un suicidio che ha scosso moltissimi in provincia di Salerno, ma non solo: il suicidio, con un colpo di fucile, di un noto imprenditore di Centola. Il 24 aprile, sei giorni dopo, è stato un uomo di Castel San Lorenzo a decidere di impiccarsi. A ritrovarlo ormai privo di vita sarà poi la moglie. Tra il 29 aprile e il 19 maggio si registrano tre dei casi più dolorosi: tre giovanissimi di 13, 14 e 16 anni si tolgono la vita precipitando nel vuoto a Salerno e Nocera
Inferiore. Qualche giorno dopo l’ultimo episodio, un giovane viene trovato impiccato a Eboli. Appena il giorno dopo è il 37enne Vincenzo Russo di Agropoli a morire. Anche lui si è lanciato nel vuoto. Ancora Eboli è teatro dell’orrore, con un giovane africano trovato impiccato in pineta. Di lui non si conoscono le generalità. La fine di maggio porta con sé altri tre suicidi: un uomo di Baronissi, una donna di Torraca e un uomo di Cava de’Tirreni. Il 6 giugno, infine, una 56enne di Pontecagnano Faiano.
I fattori che possono influenzare il rischio di suicidio comprendono i disturbi psicologici, l’abuso di droghe, gli stati psicologici alterati, alcune situazioni culturali, familiari e sociali e talora la genetica. Altri fattori di rischio includono l’aver tentato un suicidio, la pronta disponibilità di un mezzo per commettere l’atto. E poi i fattori socio economici,
come disoccupazione, povertà l’essere senza fissa dimora e la discriminazione.
In molti di questi casi, verificatisi da inizio marzo a oggi, sono stati depressione e solitudine a stringere la mano attorno al collo delle vittime, spingendo a scegliere la morte piuttosto che continuare a convivere con i propri demoni. E poi qualche litigio in famiglia, gesti dettati dalla disperazione e dall’incertezza. Stati d’animo in equilibrio precario, che la costrizione a casa, la privazione di quelle libertà che diamo per
scontate ma che in questo periodo non lo sono state affatto, hanno fatto definitivamente crollare, lasciandoli di fronte all’unica possibilità di spezzarsi per testimoniare con i fatti un dolore interiore impossibile da esprimere a parole.