“La storia dell’uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all’eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo.” Lo scriveva Giacomo Leopardi.
Negli ultimi giorni folle di manifestanti inferociti stanno distruggendo le statue di personaggi storici come Cristoforo Colombo ed Edward Colston, accusati di aver commesso crimini legati al razzismo e alla schiavitù.
Chiunque abbia mai letto mezzo libro di storia dovrebbe notare subito l’errore: non si può giudicare moralmente chi è vissuto in un’altra epoca usando come metro di paragone i nostri valori del XXI secolo. È infantile. È sbagliato. È pericoloso.
Seguendo la logica fallace di questi vandali, infatti, dovremmo sfregiare tutti i busti degli antichi romani, perché la loro economia si fondava sulla schiavitù. Dovremmo fare a pezzi le statue degli assiri, perché torturavano prigionieri stranieri per farsi temere. Dovremmo bruciare le immagini del filosofo greco Aristotele, perché scriveva testi del genere: «Tra gli uomini esistono individui inferiori agli altri quanto il corpo lo è rispetto all’anima o la bestia rispetto all’uomo; sono persone da cui la cosa migliore da ricavare è l’uso delle forze corporali. Tali individui sono destinati dalla natura stessa alla schiavitù perché per loro non c’è niente di meglio che obbedire».
Anche perché poi ci vuole un attimo a passare da qualche statua ad altri monumenti, libri e tutto ciò che non piace più del nostro passato