
L’Editoriale- E il movimento incontrò Sardanapalo
Alla sua prima uscita pubblica dopo un lungo silenzio, Alessandro Di Battista in un colpo solo infiamma la dialettica interna del Movimento 5 Stelle, rimedia una stroncatura fulminante da Beppe Grillo e manda una rassicurazione al premier Giuseppe Conte così condita da altolà da far dire al vicesegretario del pd Andrea Orlando «è come se avesse detto al premier stai sereno…».
«Chiedo il prima possibile un congresso — spiega nel primo pomeriggio l’ex deputato a Lucia Annunziata che lo intervista a Mezz’ora in più su Rai3 —. Usiamo anche questa vecchia parola, o assemblea costituente o Stati generali del Movimento 5 Stelle per costruire un’agenda politica e vedremo chi vincerà…». Subito arriva la reazione, sarcastica quanto dura, di Beppe Grillo: «Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto… ma ecco l’assemblea costituente delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film Il giorno della marmotta». Il botta e risposta è spiazzante. Ma la controreazione di Di Battista spiega perché in ballo non c’è solo il futuro del M5S ma la tenuta dello stesso governo.
L’ex deputato rivendica la necessità di un congresso «perché è bene che il Movimento si faccia carico del disagio sociale che sta arrivando prima che se lo facciano coloro che l’hanno provocato!». Una sottolineatura che, indirettamente, richiama chi siede nell’esecutivo a superare ritardi e inerzie per rispondere concretamente alle richieste dei cittadini. La necessità di una nuova leadership del M5S si intreccia con il ruolo e l’efficacia dell’azione del premier. Tanto più ora che si arricchisce con la suggestione, evocata dal sondaggio del Corriere, del peso che avrebbe una investitura al vertice del M5S di Giuseppe Conte. Di Battista non chiude la porta ma indica una condizione: se il premier vuole fare il leader del M5S «si deve iscrivere e candidarsi al congresso». E aggiunge, velenoso: «Dicono che con lui arriveremo al 30%? Vorrei ricordare i sondaggi che facevano su Monti. Siamo diventando una sondaggiocrazia».