Desertum fecerunt et pacem appellaverun, l’importante è che nel deserto ognuno continui a fare i c….che gli garbano. Questo Paese, l’Italia, non si salverà se non risolverà i tanti, troppi, conflitti di interesse. C’era una volta quello televisivo-giornalaio di Berlusconi, mai risolto, nemmeno con il centro sinistra al governo. Oggi i conflitti sono aumentati, americani e anglosassoni in genere ci schiferebbero con un’occhiata sola, cominciando dal nuovo mostro di carta organizzato dagli Agnelli.
I magistrati italiani, parte di loro, invece s’impicciano di politica, dalle nostre parti ci sono persino dirigenti di Procura, ex cancellieri, che fanno imperterriti campagne elettorali e/o referendarie in nomi di malcelati interessi…
Ci sono giornali e giornalisti sempre con l’orecchio teso alla voce del padrone, godenti di pubbliche convenzioni di comunicazione diciamo istituzionale, tra molte virgolette, legittime sulla carta però destinate ad espandersi e a condizionare la comunicazione stessa. Ma anche di appalti su misura per gli editori, cartacei o on line che essi siano. Ci sono noti signori dell’abbigliamento che hanno provocato con dolo involontario la catastrofe del ponte di Genova e ancora, autostradalmente parlando, ricattano il governo.
Ci sono, dalle nostre parti, persone che cambiano maglietta ad ogni elezione, perdente e vincente che sia, spesso perdente, solamente per difendere parrocchie professionali e imprenditoriali, volendo essere benevoli.
Il marcio non è solo in Danimarca, anzi è italiano nel profondo. Tra l’essere o non essere amico o affine al potere, da noi scelgono quasi sempre l’essere. Noi però non ci stiamo all’andazzo generale. Si vis pacem, para bellum