Aveva iniziato ad allarmare alla fine dello scorso anno. Un caso di cronaca di fine ottobre 2019 aveva acceso i riflettori su TikTok, controversa app che spopola tra i giovanissimi: un presunto pedofilo avrebbe tentato di adescare, nella chat della piattaforma, un bambino di 9 anni di Modena. Tornano così a galla i dubbi sulla pericolosità di questa app, che ad agosto 2019 ha sorpassato per numero di download sugli smartphone anche YouTube, Whatsapp e Instagram: 750 milioni negli ultimi 12 mesi, la maggioranza dei quali sono ragazzini. C’è da preoccuparsi? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Rossetti, Psicoterapeuta e psicoanalista che, nel suo ultimo libro “I giovani non sono una minaccia. Anche se fanno di tutto per sembrarlo” (Città Nuova, 2019), ha toccato direttamente l’argomento nelle sue interviste con alcuni ragazzi.
Il limite di età è fissato a 13 anni ma non sempre viene rispettato, gli account sono visibili e c’è la possibilità di chattare con chiunque e mostrarsi ad un pubblico potenzialmente immenso, in un susseguirsi di video brevi, ipnotici e fatti per ottenere like. Parecchi o rischi: pedofilia, pornografia, cyberbullismo, esibizionismo.