Solo da noi poteva accadere quello che accadrà a settembre. Dieci anni dopo la prima volta, ancora duello Caldoro-De Luca per la poltrona di governatore campano. Come abbiamo già scritto, fin qui 1-1 e quindi settembre sarà tempo di bella.
Niente di bello, invece, per la Campania, incapace di guardare avanti nei due schieramenti politici principali. De Luca, secondo noi, è stato molto bravo a gestire l’emergenza sanitaria, pur con toni a volte discutibili. Ma il giudizio complessivo va dato sui 5 anni e onestamente non è un giudizio tale da giustificare entusiasmi particolari, anche se in sondaggi lo vedono vincitore. Come dire, luogo comunissimo, che Mussolini senza guerra e leggi razziali sarebbe stato giudicato statista e non dittatore. Nel pre Covid pareva destinato al sacrificio per Costa o Manfredi, dopo il Covid il PD ovviamente non può sacrificarlo…
Caldoro, d’altra parte, appare l’eterno riemergere di una figura politica grigia, figlia degli accordi pluriregionali del suo schieramento più che nella fiducia in lui. Una figura che allo stesso tempo sembra accontentare tutti e scontentare altrettanti, la sua legislatura da presidente regionale non passò alla storia e nemmeno alla geografia. Prima di tornare su di lui, il centro-destra ha pensato ad altri: Sangiuliano, Cirielli, Carfagna, Tommasetti, Maresca, Martusciello. Alla fine si è arreso all’uomo dell’eterno ritorno.
Vinca l’uno e l’altro, la Campania governativa di destra e di sinistra è già bocciata dall’incapacità di rinnovarsi, dall’eterna voglia di far coalizioni con l’ammuina, mettendo dentro tutto e il contrario di tutto. Il resto sarà contorno, dai 5 Stelle terza forza non incidente ai candidati che nasceranno rispettivamente a destra e a sinistra dei due schieramenti principali. E’ il quadro della situazione, parecchio triste.