Sarno: lettera (bella) alla scuola. “Oggi (finalmente), con la pubblicazione dei voti della maturità termina la mia esperienza liceale e quindi la mia esperienza scolastica. Mi sembra doveroso soprattutto nei confronti di chi, come me, non ha apprezzato il proprio percorso non criticare (e sarebbe sacrosanto) ma dare nuovi spunti al fine di migliorare, insieme, la metastasi che viene comunemente definita Scuola.
Ciò che mi preme è soprattutto evidenziare quelli che sono i disagi che ho vissuto, quelle che sono le critiche (sempre costruttive) che mi farebbe piacere muovere all’istruzione italiana e infine permettermi anche di ipotizzare qualche spunto per migliorare il sistema, con l’intento di rendere merito agli insegnanti che amano il proprio lavoro e che vivono l’insegnamento come una missione, a cui mi ispiro.
I problemi principali della Scuola italiana, e mi riferisco soprattutto al Liceo, sono secondo me i seguenti:
– Gli scarsi controlli sul lavoro dei professori
– La flessibilità data ai professori nei giudizi nonché la gestione delle classi in relazione ai voti
– L’allontanamento dei ragazzi dalla realtà sociale
Il primo punto è sicuramente qualcosa che molti ragazzi avranno verificato, purtroppo (ma tutt’altro che sempre) anch’io. Insomma i vari caffè tra un’ora e l’altra, le chiacchiere inutili nei corridoi, l’ora che comincia a meno venti e tutti i problemi storici della classe docenti italiana e (sicuramente) non. Tutte situazioni che stanno annullando giorno dopo giorno il lavoro degli insegnanti seri e dediti al lavoro. Ciò che secondo me potrebbe assicurare uno svolgimento più continuo, nonché più proficuo delle lezioni sarebbero dei controlli sull’operato dei prof o meglio sulla quantità dell’operato.
Per capirci sarebbe utile dire a chi ha voglia di sparlare nei corridoi di entrare e insegnare qualcosa ai ragazzi. Nessuna Gestapo e nessun “regime dei presidi”, anche perché a volte sono i primi a incentivare lo spasso degli insegnanti nullafacenti, semplicemente una forma di controllo che possa garantire il reale svolgimento delle lezioni. Non solo. La libertà d’insegnamento si sta rivelando l’articolo 58 staliniano dei nullafacenti, dare troppa libertà ai prof si sta rivelando secondo me sbagliato. Lungi da me mancare di rispetto alla classe dei docenti, ma c’è da evidenziare che molte volte la “porta chiusa” garantisce agli insegnanti di parlare un po’ di ciò che si vuole, dalle faccende private dei ragazzi agli sfottò verso gli altri prof. Cose non certo nuove ma che sarebbero sempre tardi a essere eliminate. Insomma, un disastro, se chiedete a me.
I giudizi dei prof, si sa, vanno un po’ dove gli pare. Sei, sette, sette e mezzo, re di denari e asso di bastoni. Non si capisce più un cazzo. Il dramma è che se per qualche adulto che legge il post viene facile realizzare che il voto è il nulla cosmico, l’abominio della dignità dello studio, capirete bene che viene difficile per un ragazzo o una ragazza comprenderlo. Non si tratta di maturità dell’alunno, si tratta di rispetto del lavoro altrui e si tratta (si tratterebbe) soprattutto di spronare i ragazzi allo studio. Siamo sempre lì, “Eh ma i ragazzi devono capire che lo studio è importante”.
Eh ma i ragazzi sono ragazzi, gli si va fatto capire che lo studio è un obbligo ma dà anche e soprattutto soddisfazioni, e per dirla in francese se i miei genitori non fossero stati due insegnanti avrei mandato tutto a fanculo da parecchio, prof inclusi. Le classi si sono trasformate, si parla sempre in generale, in pollai di ragazzi che vanno a caccia del voto più alto possibile, ignorando tutto. Ignorando la bellezza del sapere, ignorando la libertà che solo la cultura può dare e ignorando che il voto dovrebbe essere l’ultima cosa, almeno allo stato attuale. Ma siamo sicuri che siano i ragazzi ad ignorare questi punti? No, chiaramente. I ragazzi, almeno per quanto mi riguarda, sono costantemente aizzati al conflitto (sia dai docenti che dai genitori) il che può risultare incredibile o ancor peggio può risultare come cattiveria dei ragazzi, quando la realtà è fatta di piccole ingiustizie, compiti giudicati superficialmente, interrogazioni guidate (male) e compiti copiati con 3\4 voti di differenza tra di loro. Insomma, un disastro, se chiedete a me.
Sarno: lettera (bella) alla scuola
Che cosa mi ha insegnato il Liceo? Si, forse: Torquato Tasso, Dante, Leopardi, Zola, Lorca, le equazioni, quello che vi pare; ma la vita reale? Poca, niente! Il mio parere è semplice, se in una classe quinta chiedi chi è il Presidente del Consiglio e i ragazzi, i migliori in primis non sanno risponderti, hai fallito. Punto. Pochi cazzi. E il tutto si ricollega ai primi due punti, poco lavoro (non sempre), arronzato (non sempre) e tante chiacchiere (con buona pace degli insegnanti veri, spesso). Ma perché nelle classi non si può parlare di attualità, di politica, di vita vera. VERA. Non Verga morto 100 anni fa, o meglio anche quello, ma quello che viviamo oggi. OGGI. Si preferisce appellarsi alle cazzate, si preferisce sparlare dei prof e degli alunni, nei casi peggiori si perdono delle ore di lezione a processare i ragazzi sulla vita privata, e poi a 18 anni chi si vota? Ma si dai Salvini. Sti neri in giro mi stanno sul cazzo, mandiamoli via. Non si sa dove, ma via. Il viaggio per il viaggio, come Kerouac. Insomma se chiedete a me, un disastro delle dimensioni della crisi del 29, anche se in storia non l’abbiamo nemmeno nominata. Un disastro.
Cosa si potrebbe fare per migliorare? Collaborare, che è sempre la soluzione. Mettere i ragazzi al centro del progetto e invogliarli a venire a scuola. Rispettare i programmi ma dare ai ragazzi continui stimoli illustrando come autori di 100 anni fa siano ancora attualissimi. Dare almeno le basi del Diritto per istruirli a liberi cittadini. Evitare di entrare arrogantemente nella vita privata dei ragazzi (credetemi, capita). Eliminare quello strascico fascista dell’ora di religione, o quantomeno se proprio si deve fare non trasformarla in una ricreazione. Istruire i ragazzi a una Scuola che aggrega e non distrugge, che crea amicizie e non conflitti ma al massimo sana competizione tra i ragazzi. Trattare gli argomenti fondamentali PER FORZA (se fosse per la scuola, caro ministro Azzolina, non avrei nemmeno idea di cosa fosse la Guerra Fredda o chi fosse Aldo Moro. Altro che la DAD e le puttanate). Collaboriamo.
Per favore. La scuola è alla deriva completa, credetemi. Non si fa altro che creare automi che, nella migliore delle ipotesi, conoscono tutti i programmi a memoria. Cerchiamo di formare dei cittadini e non diamo la democrazia per scontata. Non smettiamo di credere nella scuola, studenti in primis. La Scuola è cultura e la cultura è civiltà. Vada anche bene (manco per niente) la deriva della politica e dei valori morali. Vada il consumismo sfrenato. Vada tutto, ma la Scuola no perché la Scuola sta morendo. Umberto Eco scriveva che l’Umberto ragazzo scoprì gli altri partiti il 9 settembre del ‘43, noi siamo esattamente così. Scopriamo la società, la politica, l’attualità, il giorno dopo alla pubblicazione dei voti. Bisogna rinnovare la scuola e crederci, l’alternativa è la morte della cultura tra gli applausi di chi ci vuole ignoranti.
Non è lamentela, non è vendetta, non è sessismo, non è razzismo, non è istigazione alla violenza, non è niente. E’ la realtà dei fatti. Penso che la scuola sia il cuore della civiltà, e vederla morire così sotto i nostri occhi è orribile. Facciamo qualcosa.
Un ringraziamento particolare alla mia prof di italiano delle medie Lucrezia De Palma in quanto non solo mi ha insegnato le basi dell’italiano, ma soprattutto che bisogna sempre lamentarsi di fronte alle presunte ingiustizie, sempre.
Francesco Buonaiuto, classe ex VAL. Fan sfegatato della cultura e aspirante docente.