Mettendo da parte presunti convincimenti e certezze ideologiche, cerchiamo di leggere i dati dei numerosi studi svolti sul tema della legalizzazione.
L’università degli Studi di Messina, che ha condotto uno degli studi più autorevoli su questo tema, ha stimato quali sarebbero i benefici economici in termini di gettito fiscale come conseguenza di una ipotetica legalizzazione. Applicando una tassazione pari a quella per le sigarette, che ha un’aliquota pari al 75%, e ipotizzando un prezzo medio di mercato intorno ai 10 euro, il professor Ferdinando Ofria e il suo team hanno dimostrato che il beneficio per lo Stato sarebbe oltre i 6 miliardi di euro, numero ottenuto semplicemente dalla stima di consumo di cannabis moltiplicato per il prezzo medio di mercato. A questo andrebbero aggiunti anche la diminuzione delle spese di magistratura carceraria, stimate intorno ai 500 milioni di euro, e delle spese di operazioni di ordine pubblico e sicurezza, calcolate sui 200 milioni di euro. In generale si prevede un aumento percentuale del PIL compreso tra il 1,20% e il 2,34%, con evidenti ricadute positive sul debito pubblico e sui parametri di stabilità economico-finanziaria del Paese. Come se non bastasse, dalla legalizzazione ne deriverebbero benefici indiretti dati dal contrasto alla criminalità e cioè una migliore qualità del prodotto sul mercato e di conseguenza sulla salute dei consumatori.
Proprio la salute dei cittadini è uno dei nodi cardine su cui una certa parte di politica sembra non voler cedere all’idea della legalizzazione: “Lo Stato non diverrà spacciatore di sostanze che mettono a rischio la salute delle persone” dice qualcuno poco informato.
Una cosa è certa, la depenalizzazione o la vera e propria legalizzazione delle droghe leggere non rappresenta un incentivo al consumo ma anzi, significa regolamentare, sottrarre all’illegalità; i dati forniti dai Paesi che hanno già sperimentato queste misure lo dimostrano. Legalizzare fa diminuire i consumi sensibilmente nel lungo periodo.
I numerosissimi ed inequivocabili dati riguardanti la legalizzazione e l’indotto che ne deriverebbe (anche e soprattutto in termini di posti di lavoro) devono essere impugnati per intavolare un dibattito serio e proficuo tra le parti politiche.
Il proseguimento di un proibizionismo “a prescindere” rischia di essere un assist alle organizzazioni criminali e un incredibile autogol per le nostre finanze e il futuro della nostra società.L