Il gruppo “PEDAGOGISTI INSIEME PER L’INCLUSIONE SU INFANZIA E SOSTEGNO” nasce per unire le voci dei laureati in Discipline Pedagogicheche hanno deciso di esprimere il loro malcontento, in maniera non più individuale ma collettiva, in merito all’impossibilità di accedere alle graduatorie della scuola dell’Infanzia e all’esclusione dagli incarichi di Sostegno su tutti i livelli di istruzione.
I laureati magistrale in discipline pedagogiche,che hanno quindi portato a termine un percorso di studi ad hoc di cinque anni, superando la bellezza di circa cinquanta esami (in base agli ordinamenti) nell’area delle Scienze dell’Educazione e delle Scienze Umane, si ritrovano attualmente a vivere la seguente condizione:
- accesso consentito alle graduatorie di terza fascia per la sola classe di insegnamento A-18 (ed eventualmente con le integrazioni anche A-19);
- nessuna corsia preferenziale sul sostegno nelle scuole secondarie di II°;
- inammissibilità agli incarichi di sostegno su tutti i gradi di istruzione;
- possibilità di lavorare in ambito scolastico solo attraverso le cooperative, con contratti ridicoli e vergognosamente sottopagati, oppure tramite MAD, sistema antimeritocratico per eccellenza, che troppo spesso porta avanti assunzioni “per conoscenza”.
E nel bel mezzo di questo scenario illogico, assistiamo ancora alla concessione di incarichi di sostegno nelle scuole secondarie di I° e II°, a docenti di qualsivoglia materia, senza alcun tipo di specializzazione e senza nemmeno un’adeguata formazione pedagogica di base.
Senza poi dimenticare che, anche negli ultimi bandi pubblicati, riguardanti i settori di Infanzia e Primaria, continua ad essere considerato titolo abilitante il vecchio diploma dell’Istituto Magistrale ante 2002, sia sui posti comuni che sul sostegno, su Infanzia come su Primaria… Mentre una laurea quinquennale in Discipline Pedagogiche no!!!
Nessuno spazio può esserci concesso!!!
Eppure non ci identifichiamo in una categoria professionale che limita le sue competenze all’insegnamento di una sola materia, presente magari in un unico grado di istruzione o in un solo indirizzo:
Qui parliamo degli unici professionistidell’educazione, della formazionee del sostegno alle diversitàpresenti nel nostro Paese, formati ad hoc nei diversi Atenei italiani!!!
Una definizione così chiara, da non avere bisogno di ulteriori spiegazioni, pare non essere sufficiente per essere presi in considerazione da chi dovrebbe lavorare per migliorare il nostro sistema di istruzione.
Non sembrano bastare tutti gli esami sostenuti nei più vari settori scientifici disciplinari dell’area pedagogica,psicologica, della didattica, dellemetodologie del gioco, delle
metodologie per la formazione on line, della sociologia, dell’antropologia… E ancora: della storia, dellaletteratura, della linguistica. Per citarne solo una parte. Per non parlare poi degli esami di lingua inglesecon unlivello minimo B2.
E ancora i famosi24cfu: perchè a noi viene richiesta una certificazione esattamente come a tutti gli altri docenti delle più svariate materie, nonostante questi vengano conseguiti proprio nei nostri dipartimenti.
Ciò significa che, chi ci ha valutato in sede d’esame, durante il nostro percorso di studi, dovrà riunirsi con una Commissione interna del nostro stesso dipartimento, per certificare che noi, quei famosi 24cfu, li abbiamo sostenuti per davvero!!! (Tipico esempio di “burocrazia circolare”)
E tutto questo comporta una spesa di circa 150 euro(salvo eccezioni) per chi richiede il riconoscimento dopo aver conseguito il titolo; in linea di massima, solo chi ottiene la certificazione prima della laurea riesce ad evitare questa ulteriore tassa.
Passiamo poi alla questione della specializzazione sul sostegno, di assoluta importanza in tutte quelle situazioni in cui i docenti si ritrovano ad affiancare uno studente o una studentessa con una certificazione di disabilità, più o meno grave.
Anche in questo caso, nonostante la la nostra formazione di base preveda esami specifici e attività seminariali frequenti con associazioni che affiancano le famiglie dei bambini e dei ragazzi disabili, o tirocini che in diversi casi ci portano a diretto contatto con mondo della diversità, non ci è concesso alcun tipo di riduzione né per quanto riguarda le prove selettive, né sul programma e tanto meno una qualche agevolazione economica, dati i costi elevati (circa 3000 euro per il corso, più le spese di affitto e viaggi per i fuorisede).
Perché il principio, in Italia, è che “la legge è uguale per tutti”.
E quindi anche nel tfa!!!
Riassumendo quanto fin qui elencato:
- un/a diplomato/a magistrale ante 2002 riceve incarichi (seppur precari) al 30/06 senza problemi;
- un/a laureato/a in arte, in ingegneria, in biologia e via discorrendo, per la sola fortuna di essere iscritto/a in fascia, può aspirare ogni anno ad ottenere “almeno un posto sul sostegno” (usuale cit.), anche senza specializzazionee senza aver mai sostenuto un solo esame attinente alla dimensione della cura, piuttosto che della disabilità e dell’inclusione (esclusi gli esami relativi ai 24cfu).
Nessuno di noi vuole puntare il dito contro di loro, la legge lo permette e
“giustamente” accettano gli incarichi.
Noi il dito lo puntiamo contro chi ancora permette tutto questo, ovvero l’intera classe
politica del nostro Paese!!!
A tal proposito ci piacerebbe porvi dei quesiti semplici, ma diretti:
- Prendereste mai in considerazione le analisi cliniche dei vostri figli esaminate in un laboratorio da un laureato in Discipline Pedagogiche?
- Fareste mai una passeggiata con i vostri cari su un ponte progettato da un laureato in Discipline Pedagogiche?
- Dareste mai in mano un restauro di un’opera d’arte di valore nelle mani di un laureato in Discipline Pedagogiche?
Ovviamente no, in tutti e tre i casi!!!
Perché nel nostro Paese a noi non è concesso fare un lavoro che richiede le competenze di altre categorie professionali, ma al contrario, si trovano tantissime persone che fanno il nostro lavoro anche senza averne le competenze.
Perchè la frase più comune in questi casi è: “conta l’esperienza!”
O peggio ancora: “serve avere tanto cuore!”
E no signori, non è così!!! Una formazione specifica, insieme all’esperienza e ad una forte componente empatica costituiscono basi solide nella relazione che un docente si troverà ad instaurare con il/la proprio/a studente/ssa, con o senza disabilità.
Ultimamente si è parlato tanto di merito tra le stanze del Miur: quello che vorremmo chiedere alla nostra Ministra e al suo staff è se la situazione descritta nelle precedenti pagine rispecchia il concetto di meritocrazia e di valutazione oggettiva delle competenze del personale scolastico?!?!
Abbiamo saltato i cerchi di fuoco dell’università investendo tempo e denaro nella nostra formazione, per cercare di garantirci un futuro e un lavoro dignitoso. E invece cosa ci ritroviamo a fare alla fine della corsa?
A combattere contro delle norme insensate che solo in un Paese come il nostro possono ancora essere considerate valide e quindi prese in considerazione.
E poi ci si lamenta della fuga dei giovani laureati italiani all’estero!!! Ma vi rendete conto che non ci lasciate altra scelta? L’Italia non è un Paese né per giovani né per laureati!!! Questa è l’unica realtà!!!
Questo nostro grido non vuole innescare una guerra tra poveri, sia chiaro!!!
Con queste righe, che raccontano solo in piccola parte la condizione dei laureati magistrale in Discipline Pedagogiche in Italia, non vogliamo chiedere l’esclusione di nessuno da nessuna graduatoria o posizione conquistata con anni di duro lavoro.
Chiediamo di essere inclusi anche noi, perché meritevoli!!!
Anche nel corso di questi mesi difficili per l’Italia e per la scuola, nessuno ha citato i laureati in Discipline Pedagogiche come figura importante per la riorganizzazione delle attività didattiche.
Il valore aggiunto in questo Paese continua ad essere messo da parte.
Avete parlato di ampliamento di organico per il prossimo anno scolastico, soprattutto per i primi livelli di istruzione: bene, avete a disposizione personale altamente qualificato da utilizzare subito, senza alcun costo di formazione.
- Chiediamo di essere inclusi sull’intero comparto 0-6, ovvero anche su Infanzia nei posti comune e di sostegno.
- Chiediamo di poter ricevere incarichi di sostegno su tutti i livelli di istruzione, con una priorità rispetto ai candidati senza specializzazione delle classi di concorso totalmente estranee al mondo pedagogico.
Restituite valore alla scuola e ad una categoria professionale bistrattata.
Si parla tanto di “scuola inclusiva” e poi ci ritroviamo davanti un sistema che, al contrario, esclude gli specialisti dei processi educativi e dell’inclusione.
Siamo stanchi di essere messi all’angolo e di essere calpestati da chiunque!!!
Siamo amareggiati, indignati e senza più nessuna fiducia nei confronti di uno Stato troppo sordo e troppo cieco davanti alle ingiustizie nazionali più evidenti!!!
Ci appelliamo all’art.4 della Costituzione che “…riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto…”, e anche all’art.35, per la “tutela del lavoro in tutte le sue forme”.
Questa non è una battaglia che riguarda la sola categoria professionale dei laureati in
discipline pedagogiche!!! Questa battaglia riguarda tutti!!! Perché la scuola è dell’intero Paese, della classe politica, delle famiglie, dei bambini e dei ragazzi!!!
Non c’è destra, sinistra o altro schieramento politico che non potrà sentirsi coinvolto davanti ad una battaglia per una scuola migliore.
Auspichiamo una presa di coscienza da parte di tutti, che porti al superamento di questa vergogna oggettiva che non può più passare inosservata!!!
Il gruppo “Pedagogisti Insieme per l’inclusione su Infanzia e Sostegno”
PEDAGOGISTI INSIEME PER L’INCLUSIONE SU INFANZIA E SOSTEGNO,
è un gruppo di confronto, apolitico e asindacale, che nasce con l’obiettivo di riunire tutti i pedagogisti italiani che hanno a cuore la scuola, consapevoli di poter dare il proprio contributo oltre che nella classe d’insegnamento della scuola secondaria A-18, anche su infanzia e sostegno, grazie ad una preparazione e ad una formazione ad hoc ricevuta nel percorso universitario quinquennale.
Nell’ultimo anno scolastico, a causa della forte carenza di organico, diversi pedagogisti hanno avuto l’opportunità di lavorare attraverso le MAD su infanzia, primaria e sostegno, ma con condizioni che si discostano largamente dal concetto di dignità professionale, a causa di una legge che purtroppo ci esclude dai suddetti livelli di istruzione.
Questo gruppo non vuole alimentare una guerra tra poveri, pertanto si precisa che non verrà portata avanti alcuna battaglia che preveda l’esclusione di alcuna categoria. Verrà promosso il concetto dell’inclusione perchè, escludere i professionisti per eccellenza dell’educazione e della formazione, della cura e del sostegno alle diversità, dalla Scuola Italiana, risuona come una grave sconfitta per l’intero sistema e per la meritocrazia.