Dopo il Consiglio comunale tenutosi lo scorso 28 luglio, il capogruppo dei Democratici e Progressisti Michele Grimaldi, scrive come da sua abitudine, la cronache di parte di quanto accaduto durante quella che si è rivelata un’animata e animosa Assemblea cittadina.
“Quello di martedì è stato un Consiglio comunale lungo e difficile – scrive Grimaldi -. Abbiamo provato, come sempre, a difendere la città, dinanzi a scelte sbagliate e pericolose, ma come al solito ci siamo trovati dinanzi ad un muro di gomma, e ad interpretazioni surreali delle norme. Nel frattempo Scafati è ridotta come nella foto, scattata stamattina a via Matteotti. Ma andiamo per ordine. Si inizia con una interpellanza consiliare del gruppo Insieme per Scafati presentata da Michele Russo sullo Stadio comunale “28 settembre”.
La risposta dell’Amministrazione è stata come al solito evasiva ed insoddisfacente: ad oggi non ci sono date per la riapertura, non si capisce quale sia e dove sia il nuovo progetto per la via di fuga, che fine abbia fatto il vecchio progetto, quali “meccanismi” (per citare le parole dell’Assessore) abbiano reso impossibile proseguire lungo la strada tracciata. L’unica certezza è che il Presidente della commissione Sport, visti i successi conseguiti sul campo, è stato “promosso” a presidente della commissione Bilancio.
Ed il bilancio è stato proprio uno dei temi principali della discussione: un argomento apparentemente tecnico, ma che invece è il principale strumento per assicurare l’ordinaria amministrazione e programmare il futuro della comunità. Tasse e servizi, politiche sociali ed opere pubbliche, passano tutti dalla qualità e la solidità del Bilancio dell’Ente. Qualità e solidità che purtroppo non ci sono. In un solo anno di Amministrazione la Giunta Salvati è riuscita ad aumentare il disavanzo delle casse di Palazzo Mayer, giunto oltre i 9 milioni di euro. Nella stessa serata l’Amministrazione, dunque, decide prima di rinviare la discussione sul bilancio preventivo 2020-2022: costringendo ancora l’Ente, nonostante il parere contrario dei Revisori dei conti, ad operare in dodicesimi, a non poter programmare o fare investimenti, a non poter assumere personale, a fare aumentare la quota di debito. E poi di approvare, con il nostro voto contrario, un rendiconto di gestione 2019 che certifica come non sia stata rispettata nessuna delle prescrizioni della Corte dei Conti: la vendita e valorizzazione del patrimonio, maggiore capacità nella riscossione dei tributi e lotta all’evasione fiscale, sistematizzazione dei debiti fuori bilancio, aumento del personale, diminuzione della spesa corrente. Un atto pieno di criticità e di falle, rispetto al quale il Collegio dei Revisori dei conti parla addirittura dell’impossibilità di attestare la completezza e l’attendibilità del conto economico.
Siamo, insomma, nuovamente sull’orlo del dissesto: in soli sei mesi Salvati & Co. hanno vanificato i sacrifici dei cittadini scafatesi affrontati durante la gestione commissariale. A salvarci – momentaneamente, drammaticamente e paradossalmente – l’emergenza Covid19 ed i relativi bonus governativi, che hanno permesso di spalmare il debito sugli anni a venire (e di continuare a scaricarlo sulle future generazioni). Infatti, con un artificio contabile – legittimo ma opinabile – e cioè con l’approvazione del Provvedimento di ripiano relativo al disavanzo, sono riusciti non ad evitare, ma solo a procrastinare, il definitivo dissesto. Su questo punto, tra l’altro, si è giunti a picchi di fantasia normativa, che oramai certificano come nel Comune di Scafati il testo di legge di riferimento non sia più il Tuel come nel resto dell’Italia ma il “codice Santocchio”. Secondo lo Statuto del nostro Comune, infatti, gli argomenti di bilancio devono essere inviati ai consiglieri comunali almeno sette giorni prima della loro discussione in aula, per permettere a tutti un adeguato studio e verifica del loro contenuto. Questo argomento è però giunto alla nostra attenzione, solo cinque giorni prima del Consiglio: per ovviare a questo problema il Presidente del Consiglio ha sostenuto che una delibera adottata ai sensi dell’articolo 188 del Tuel (il cui titolo è “Disavanzo di Amministrazione”) e dell’articolo 186 del Tuel (il cui titolo è “Risultato contabile di Amministrazione”), la cui disciplina è contenuta nel Titolo III del Tuel (che viene denominato appunto “Gestione del Bilancio”), non sia un argomento di bilancio.
La discussione, in ogni caso, è proseguita affrontando l’argomento inerente il rilascio del Permesso a costruire richiesto dalla ditta La Regina di San Marzano. Un vero e proprio papocchio, che rischia di arrecare gravi danni alla tenuta urbanistica e ambientale della città, alle casse del Comune e anche alla stessa ditta. Papocchio simbolo dell’assenza costante dell’Assessore all’Urbanistica, assessore che poi sarebbe il Sindaco stesso: che non affronta i problemi, li nasconde sotto il tappeto, e se è costretto ad affrontarli lo fa scaricando il tutto sui dirigenti. Cadendo nell’errore di preferire politicamente e amministrativamente la trattazione (e la trattiva) dei singoli casi, anziché una pianificazione certa e obiettiva di carattere generale.
Rimangano molti, moltissimi dubbi, sulla scelta della maggioranza di votare a favore di questo provvedimento: il ricorso proposto dall’Ente e pendente dinanzi al Consiglio di Stato, che rischia di sconfessare la convenzione votata; il fatto che lo stesso Consiglio di Stato in un caso analogo abbia indicato una strada diversa; il fatto che la decisione del Tar autorizzava il permesso a costruire ma non di certo l’ampliamento; il fatto che si sceglie di derogare al Piano regolatore generale e alla funzione stessa che le norme regolatorie dovrebbero avere in una città. Si legittima sostanzialmente un pericoloso precedente, che rischia di permettere uno sviluppo disordinato e disorganico della città, e nulla viene detto in merito alle infrastrutture, ai servizi, alla rete fognaria, all’impatto ambientale di 50.000 metri quadri di cemento in una zona già sottoposta a continui allagamenti.
Infine, è stato approvato il nostro ordine del giorno per conferire la cittadinanza onoraria a Patrick Zaky, ingiustamente e illegalmente detenuto nelle carceri egiziane. Una proposta lanciata da GoFair, che abbiamo fatto nostra, sentendo il dovere di sostenere anche nella nostra città una battaglia giusta. Bocciata invece la nostra proposta di esporre fuori Palazzo Mayer uno striscione in sostegno della richiesta di verità sulla morte di Giulio Regeni. Lo striscione, infatti, è stato ritenuto “non decoroso” dal Sindaco e dalla sua maggioranza, a differenza dei cumuli di rifiuti che occupano le nostre strade e la fogna a cielo aperto che oramai è il canale Bottaro. Su questo, chiediamo scusa alla famiglia di Giulio ed ai suoi amici. E chiediamo scusa anche alla nostra città: alla sua storia democratica e resistente, e alle tante ragazze e ai tanti ragazzi che si sarebbero sentiti orgogliosi di essere rappresentati da istituzioni che non dimenticano, ma anzi difendono, il coraggio e la memoria dei suoi figli migliori. Inoltre, è stato nuovamente rinviato l’ordine del giorno proposto dalle opposizioni sulla “questione del #personale dell’#Ente”. Una scelta incredibile e inconcepibile, soprattutto alla luce del fatto che in ogni passaggio la carenza di organico del Comune – fatto oggettivo – è usata dal Sindaco come scusante per ogni suo fallimento.
P.S.: nonostante in sede di dichiarazione di voto il regolamento dia la possibilità ai Consiglieri comunali di poter intervenire, sulla proposta della maggioranza di rinviare la discussione sul Bilancio di previsione – rinvio che reputavo e reputo dannoso per la città – mi è stato impedito di parlare. Ho vivacemente protestato contro una scelta e un comportamento antidemocratici, che sono evidentemente contrari alle norme e al buonsenso.
E sono stato espulso dall’aula consiliare dal Presidente del Consiglio comunale, che ha chiesto alla Polizia municipale di scortarmi fuori. Ho alzato eccessivamente voce e toni, e me ne scuso: con i cittadini, con il personale dell’Ente e con i colleghi. Non è stato giusto, e in verità non è nemmeno nel mio stile. Mi dispiace, tra l’altro, che questa mattina sulla stampa il Presidente del Consiglio abbia invece rivendicato sia il non avermi concesso la parola, sia l’avermi illegittimamente espulso, sia i toni usati.
Ma io in quell’aula non sento di rappresentare me stesso. Sento di rappresentare un’anima e una visione della città, una idea di Scafati che può vincere come perdere le elezioni, ma che non può e non potrà mai essere zittita, da nessuno. E se qualcuno prova a farlo, su di un tema tra l’altro così serio per la città, mi ribolle il sangue nelle vene, mi infervoro, reagisco con forza.
È convinzione ideale e passione: per noi la politica è questa cosa qua, e su questo non dobbiamo le nostre scuse a nessuno. Lo ribadiamo, se necessario, ancora una volta.”