A Pompei antica la Vanity si trasforma in Venustas fino al 31 gennaio 2021 nella Palestra grande. Si torna a parlare di bellezza e, dopo la mostra intitolata appunto Vanity, un dialogo tra gioielli antichi delle Cicladi e campani offerta ai visitatori dell’antica città vesuviana l’anno scorso, arriva una nuova occasione per ammirare gioie, esclusivamente vesuviane, con la mostra “Venustas, Grazia e bellezza a Pompei”.
Stesso spazio, stesse installazioni, stessi pregi e difetti di un percorso che offre l’occasione di essere molto vicini, a tu per tu con i vari ritrovamenti, ma che, purtroppo, crea qualche disagio tra caldo e distanziamento sanitario non facilmente rispettabile. Si entra a guardare le vetrinette dentro piccole stanze create ad hoc già per la mostra Vanity, che all’esterno nere vogliono ricreare l’idea del Vesuvio: l’effetto è di una visita suggestiva e intima.
Venustas è un racconto in oggetti della bellezza, grazia, eleganza sommerse dal tempo e dalla violenza del Vesuvio. Un viaggio diacronico, da fare in una dimensione solitaria, tra circa 300 manufatti, espressioni concrete che raccontano il gusto del bello, della cura del sé, della propria immagine e del proprio corpo, degli antichi abitanti del territorio vesuviano. Donne ma non solo. Protagonisti sono elementi che provengono dal villaggio protostorico di Poggiomarino, dalle tombe di Striano, da quelle arcaiche di Stabia, fino ai ritrovamenti di Oplontis, Terzigno, Pompei.
I percorsi dunque sono due, da una parte l’emozione di oggetti antichi scoperti in tombe, dalle preistoriche alle romane (come quella di Pithia Rufilla), che raccontano cosa accompagnava le defunte nelle varie epoche. Dall’altra la suggestione di manufatti riemerse dalla terra dopo essere stati inghiottite nell’eruzione: gioie ritrovate su corpi di chi aveva provato a vincere la corsa contro la forza distruttiva del vulcano, oppure oggetti che venivano usati per rendersi belli e curarsi, rimasti secoli nelle antiche domus.
Così si possono ammirare spille, ambre, strigili, anche con manici decorati ( provenienti dalla casa-bottega di Granius), pissidi, addirittura resti di trucco, che esprimono come ci si prendeva cura di sé o le ampolline dei profumi, trovati in diverse case, o addirittura oggetti come gli “auriscalpia”, per pulirsi le orecchie. E poi gli immancabili specchi, anche da passeggio, di qualità e preziosità diverse, immancabili le collane e i bracciali e i preziosi orecchini in oro o con perle, che lasciano immaginare il gusto e di classe di quelle donne. Gli oggetti, ori e anche argenti, ma anche le pietre e i vetri raccontano la storia e la cultura di un luogo nei secoli. Come non restare ammaliati dal diadema con perle scaramazze, il bracciale in oro con Selene (della casa del bracciale d’oro), le armille provenienti da Terzigno o da Oplontis, di cui uno addirittura apertosi completamente durante la fuga.
Esposti reperti di tre domus precise. La Casa di Helvius Severus, di cui colpisce la spatola in bronzo con l’incisione di “Sperata” insieme ai tanti piccoli pendenti antropomorfi ma anche la gran quantità di unguentari e spatoline che fanno immaginare ci fosse una produzione di creme. La casa della Venere in Bikini con il suo splendido bacile con un amorino con la cetra e quella di Caelius Ianuarius, di cui si segnala la presenza di una pisside decorata in oro.
Il viaggio tra le vetrinette è separato in due blocchi dalla presenza, al centro del corridoio, accanto a sedili per i visitatori, da statue: Venere che si slaccia il sandalo poggiandosi su un amorino, proveniente da Oplontis, e le due muse Erato e Polymnia, provenienti dalla casa di Octavius Quartius. Ma di grande valore anche la pittura, la grande immagine del genio alato, proveniente dalla casa della biblioteca, su cui spiccano i suoi gioielli dipinti.
E poi, a conclusione del percorso nella violenza vulcanica una donna, o meglio il suo calco, quello realizzato nel 1875 in via Stabiana. A sorpresa, poi, superata l’uscita della mostra si può vedere anche la copia del calco del cavallo realizzato recentemente nei ritrovamenti di Civita Giuliana.
La mostra Venustas è una bella occasione, merita l’attenzione e la curiosità dei dettagli ma il susseguirsi di turisti indisciplinato crea continue sovrapposizioni umane anche frettolose, complice il caldo. Una storia complessa da gestire in questo tempo sospeso della fase 2 dell’era del Coronavirus. Ma la bellezza fa comunque da padrona. Una notazione di difficoltà che non toglie merito alla preziosa occasione di ammirare gioie pompeiane.
L’esposizione è stata presentata in conferenza stampa dal direttore Massimo Osanna, che da poco ha ricevuto l’incarico di Direttore generale dei musei, a partire dal prossimo settembre. Dunque con questa è l’ultima esposizione da direttore del Parco archeologico. Per l’occasione il ministro Franceschini ha inviato un messaggio che sottolinea come Pompei rappresenti, nella sua gestione, un esempio di rinascita e riscatto del bene italiano e un modello per la tutela del patrimonio.