
E’ stato il re del Pandoro per 25 anni. Ma anche il manager che ha trasformato l’azienda di famiglia – la Bauli di Verona fondata dal padre Ruggero – in uno dei leader dei “dolci” italiani, strappandola alla stagionalità dei prodotti da ricorrenza come panettoni e pandori e regalandole – a colpi di acquisizioni – un portafoglio di prodotti presente sugli scaffali della distribuzione tutto l’anno. Alberto Bauli, presidente da 25 anni della società veneta, è morto ieri a 79 anni lasciando la moglie Zina e tre figli ma anche un’azienda che con quasi 500 milioni di ricavi e 11 milioni di profitti nell’esercizio al 30 giugno 2019, è una delle realtà più solide del settore alimentare italiano. Il manager veronese ha guidato negli ultimi cinque lustri l’ambiziosa strategia di crescita che ha raccolto alcuni dei brand più noti e storici della tavola italiana. Uno alla volta sono finiti sotto il controllo del gruppo marchi come Motta e Alemagna, gli ex-panettoni di Stato dell’Iri che erano finiti nell’orbita di Nestlè ma anche la Bistefani – quella dei biscotti Krumiri, e la Doria.
Una scelta che ha consentito di rafforzare il core-business fatto di pandori, panettoni e colombe vendute nelle classiche confezioni lillà – tipici prodotti che vivono il picco di produzione sotto le feste di Natale e Pasqua – ma che ha pilotato la Bauli verso nicchie di mercato che generano affari tutto l’anno come i biscotti, le merendine, le brioches e i crackers. Bauli – che ha ricoperto per molti anni anche la carica di consigliere e presidente nella Banca Popolare di Verona, poi Banco Popolare – è riuscito così a supportare la crescita di pandoro & C. senza caricare di debiti l‘azienda e dribblando i problemi di altri marchi del veronese come Melegatti.