Il debutto nella narrativa di Tiffany McDaniel con “L’estate che sciolse ogni cosa” – ATLANTIDE edizioni – è l’esempio di una storia capace di traslare il lettore in una dimensione altra rispetto a quella solitamente frequentata.
Cosa accade in una cittadina qualsiasi, quando un avvocato invita con un’inserzione su un giornale locale il diavolo a palesarsi? E qual è la reazione degli abitanti di fronte a un ragazzino di colore di tredici anni che dichiara di essere Satana in persona?
Sal, questo il nome del giovincello, inizialmente risulta essere il più improbabile Beelzebub, ma con il tempo e le circostanze che iniziano a inanellarsi con inspiegabile tragicità nel paese, diventa la figura più rispondente all’idea che i residenti hanno del demonio.
È utile ricordare quanto si considerino pericolose e quasi malefiche le cose che sfuggono alla consueta interpretazione o che non si contemplano nel proprio universo di riferimento.
La trama appare lineare, ma ad un tratto il lettore si ritrova ad essere lo spettatore di una serie di vicende che paiono ampliare i confini di un percorso che diventa sempre più circolare, e per tale motivo, seducente.
Non se ne comprendono immediatamente le motivazioni, e sembra di seguire un filo che segue direzioni difficili da sbrogliare, anche se si ha sempre la percezione che la traiettoria tracciata sia quella giusta.
Lo stile privo di orpelli linguistici accompagna l’ignaro lettore che solo alla fine del racconto troverà la soluzione al rebus legato al senso di un itinerario percorso tra una mole di fatti e situazioni narrate e, soprattutto, comprenderà le ragioni della forza adulatrice di una storia mai svelata se non negli ultimi cento metri.
Le parole conclusive conferiscono un senso nuovo a quelle lette nelle prime pagine, il finale rimanda all’inizio e il dubbio svanisce: c’è sempre un seme che contiene una possibilità.
È l’eterna lotta tra il bene e il male a conquistare in partenza il lettore che pur nell’inconsapevolezza, magicamente ne percepisce subito il fascino.
Chiamare all’appello il diavolo è il tentativo di trovare rassicurazione nella propria capacità di distinguere il bene dal male e, quasi sempre, non riuscire a capire quello che appare misterioso e impenetrabile induce in errore. E in alcuni casi sbagliare è tragicamente umano quanto feroce.