La curva dei contagi sta ridiventando preoccupante. Resta convinta che le scuole riapriranno il 14 settembre?
«Stiamo facendo i salti mortali, lavoriamo da settimane per questo obiettivo. Vogliamo riaprirle, ma anche evitare che richiudano».
È vero che ha scaricato su presidi e famiglie molte responsabilità?
«Chi conosce la scuola sa che è un sistema molto complesso e con grandi differenze. E il ministero ha competenze relative. Sa, ad esempio, che non sono io a poter disporre la chiusura delle scuole? Eppure, ci ho sempre messo la faccia. Di fronte alle responsabilità non mi sono mai tirata indietro. Da venti anni c’è una legge in Italia che prevede l’autonomia scolastica e assegna molte competenze ai dirigenti scolastici. Il nostro compito è stato quello di accompagnarli e seguirli. Ci parlo tutti i giorni, nessuno di loro è stato lasciato solo».
Chi dovrà misurare la temperatura dei ragazzi?
«Spetta ai genitori, prima di uscire di casa. Immaginiamo cosa accadrebbe se un ragazzo con la febbre, potenzialmente positivo, prendesse l’autobus o si fermasse in fila davanti a scuola in attesa di misurare la temperatura. Bisogna controllare prima. Rafforzeremo comunque il rapporto Scuola-Sistema sanitario. Ci saranno referenti nei presidi medici territoriali che supporteranno le scuole per la gestione degli aspetti sanitari».
C’è un protocollo per i casi di positività? Spingerete per l’utilizzo dell’App Immuni? Forse sarebbe il caso di renderla obbligatoria.
«Abbiamo siglato un Protocollo con i sindacati pochi giorni fa che dà le prime importanti indicazioni su cosa fare in caso qualcuno mostri sintomi che possano far pensare al Covid. Con l’Istituto superiore di sanità e il Ministero della Salute stiamo pubblicando un documento per dare un pacchetto di indicazioni complete. L’App Immuni? Ricordo che il suo utilizzo è indicato anche dal Comitato Tecnico Scientifico. È un ottimo strumento per tracciare i contagi e quindi per agire in maniera tempestiva e circoscritta, senza rischi per la privacy».
I presidi hanno elaborato un manuale di istruzioni, per districarsi tra le varie norme. E denunciano la mancanza di aule. Pare se ne debbano trovare almeno 20 mila. Lei stessa ha ammesso che il 15% degli studenti non troverebbe posto in classe, in base allo stato dell’edilizia scolastica. C’è il rischio che qualcuno faccia lezione in un tendone?
«Non servono messaggi apocalittici che spaventano le famiglie, serve collaborazione. La scuola è una sfida del Paese, chi è coinvolto deve aiutare. Non ho mai detto che il 15% dei ragazzi sarebbe rimasto fuori, ma che per quei ragazzi era necessario trovare spazi alternativi. È stato fatto un lavoro enorme, per adeguare gli spazi di un sistema scolastico abbandonato per anni a se stesso: se negli ultimi 20 anni ci fossero stati tutti gli interventi di edilizia necessari, ora non saremmo qui a correre per trovare alternative. Serve uno scatto decisivo da parte degli Enti locali, cioè Comuni e Province, che sono i proprietari degli edifici scolatici. Hanno avuto risorse e poteri straordinari per individuare altri spazi per la didattica. Abbiamo scritto loro per sollecitarli. Chiariamo un punto: siamo l’unico Paese europeo a lavorare sul distanziamento. E continueremo a farlo finché non avremo trovato il 100% degli spazi necessari. Gli altri si accontentano della mascherina. L’Italia no».
Se avesse figli, li manderebbe in classe senza né paura né ansia?
«Guardi, è come se avessimo 8 milioni e mezzo di figli. Siamo stati sempre prudenti e responsabili, li abbiamo protetti, quando altri chiedevano di riaprire. Abbiamo dimostrato come Governo di saper gestire l’emergenza meglio di tanti altri. La scuola ha fatto la sua parte.»
Quali sono i punti forti del suo operato?
«Solo per settembre abbiamo messo 3 miliardi di euro, nessuno in Europa ha speso altrettanto. Se però mi chiede di cosa vado più orgogliosa le rispondo con una sigla: Gps. Sa cosa sono? Le graduatorie digitalizzate. È un argomento per addetti ai lavori, lo capisco. Ma è il segnale più concreto della volontà di modernizzare e digitalizzare questo ministero. E non dimentichiamoci la lotta al precariato: abbiamo ottenuto quasi 100 mila assunzioni a tempo indeterminato per il personale della scuola, tra docenti e collaboratori scolastici. Una buona parte di questi 97 mila saranno assunti con le graduatorie esistenti. Da ottobre ci saranno i nuovi concorsi, che ci permetteranno di arrivare al totale. Inoltre sono pronti altri 50 mila contratti a tempo determinato, per dare una mano da settembre».