Migliaia di aziende potrebbero aver frodato lo Stato approfittando delle misure messe in campo contro l’emergenza coronavirus. Come, ad esempio, la cassa integrazione attivata dall’esecutivo con il Cura Italia. Alcune imprese hanno “assunto” un parente o un amico fidato facendolo figurare come dipendente, per poi intascare i soldi che il governo ha stanziato per scongiurare una crisi occupazionale duranteil lockdown. Persone che non avrebbero mai messo piede in quelle aziende, ma che, se assunte prima del 17 marzo, avrebbero garantito l’accesso alla cassa. Tutto sarebbe in fase di verifica: la Direzione antifrode e gli ispettori dell’Inps hanno bloccato già migliaia di imprese, 3.075 per la precisione.
L’allarme frode è scattato anche in altri casi. Non si parlerebbe solo di assunzioni retrodatate per ingannare l’Inps: le verifiche sono partite anche per assunzioni fittizie o imprese nate durante l’emergenza solo con lo scopo di percepire gli aiuti economici degli ammortizzatori sociali. Come racconta l’Huffpost, la Direzione antifrode e l’Inps avrebbero portato a termine un’indagine lo scorso 31 luglio, stilando una lista di aziende che potrebbero aver frodato lo Stato. Intascando quindi soldi di tutti i contribuenti.
L’indagine riguarda il periodo tra aprile e giugno: il numero di aziende che nel giro di pochi mesi ha provato a percepire illegittimamente la cassa integrazione è più alto rispetto a quello registrato nell’intero 2019, quando per questo motivo sono state bloccate 2.300 aziende. Questo accade in tutta Italia: in Sicilia se ne contano 456, in Piemonte 158, 195 in Lombardia e 185 in Campania. Il record va alla Direzione coordinamento metropolitano di Napoli con 457 casi. In quella di Roma se ne contano 291 e in quella milanese 182.