E il discorso cade su Emilia Buonacosa – una delle donne confinate a Ventotene, sicuramente meno numerose degli uomini. Era stata sposata – ricorda Pasi e si coglie la sua emozione – con l’anarchico Ustori, poi esule a Parigi, morto precocemente. Nella capitale francese aveva frequentato gli ambienti antifascisti, stretto legami d’amicizia con Sandro Pertini, e – dopo la morte del marito – aveva avuto altre storie e non ne faceva mistero. I resoconti della polizia la qualificavano come una donna di facili costumi. Paolo ne parla con profonda simpatia, ricorda la sua fragile personalità, i suoi momenti di depressione, il grave infortunio sul lavoro subito a 18 anni. Racconta di quando il socialista Pertini, che già l’aveva sostenuta in Francia, le cinse le spalle con un braccio e tentò di aiutarla negli ultimi giorni di attesa a Ventotene.
Paolo ritorna su Emilia Buonacosa, che poi lui “ha seguito”, ricostruendone il viaggio parallelo a quello dei maschi, che l’ha portata al campo d’internamento di Fraschette d’Alatri, in provincia di Frosinone. L’equivalente di Renicci per una decina di ex confinate a Ventotene. Una cosa da sottolineare è che accanto alla scelta antifascista, e ancor più alla scelta anarchica, c’erano spesso comportamenti fuori dagli schemi – dice Pasi – Si trattava, a mio avviso, come di un anticonformismo inconsapevole, nel senso che non c’era alcuna volontà di ostentarlo. Tante di queste persone, già ai margini, o agli estremi, sul piano politico, sembravano volersi ulteriormente “complicare” la vita con scelte e comportamenti non convenzionali, soprattutto nei rapporti sentimentali, vissuti nella libertà dal giudizio degli altri.
intervista a Paolo Pasi
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