La nomina di Raffaele Cantone a procuratore capo di Perugia impugnata davanti al Tar del Lazio per ottenerne subito la sospensiva e l’annullamento. A presentare ricorso ai giudici amministrativi è stato l’altro candidato, Luca Masini, procuratore aggiunto di Salerno, secondo cui la nomina è viziata da «macroscopici errori», «arbitrarietà», «eccesso di potere» e «ingiustizia manifesta». La nomina del procuratore capo di Perugia risalente al 17 giugno scorso spaccò il plenum: all’esito della votazione si contarono dodici favorevoli per Cantone e otto per Masini, mentre quattro furono le astensioni. Sul tavolo del Csm il 9 settembre la proposta della Quinta commissione, corredata dal parere dell’Ufficio Studi, per resistere in giudizio con l’Avvocatura di Stato, perché «la delibera è immune da vizi e le censure sono infondate».
Secondo Masini, la scelta di affidare gli uffici giudiziari del capoluogo umbro a Cantone derivano essenzialmente dallo svolgimento dell’attività fuori ruolo di presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) sebbene l’attività debba considerarsi estranea all’esercizio diretto della giurisdizione, mentre il ricorrente ha speso l’intera carriera professionale nello svolgimento delle funzioni requirenti, essendo stato sostituto procuratore dal 1991. Per Masini, dunque, la delibera del Csm, che ha individuato Cantone «come più idoneo per attitudini e merito» a ricoprire l’incarico di procuratore capo di Perugia, sarebbe caratterizzata da «macroscopici errori, manifeste irragionevolezze e gravi e discriminatorie aporie logiche perpetrate nell’istruttoria e nel suo esito». Da qui il ricorso al Tar del Lazio per «eccesso di potere per travisamento dei presupposti di fatto, illogicità e ingiustizia manifesta».
Del caso il Csm discuterà il prossimo 9 novembre quando sarà vagliata la proposta della commissione, su cui si registra l’astensione dei consiglieri togati Piercamillo Davigo (Autonomia&Indipendenza) e Loredana Micciché (Magistratura Indipendente) che avevano sostenuto la candidatura di Masini, di resistere al ricorso dando mandato all’Avvocatura di Stato.