Trentatré anni fa l’editore Edilio Rusconi (giornalista, scrittore e produttore cinematografico, aveva fatto fortuna con i settimanali – pubblicava molti autori, che non ricevevano attenzione dall’industria editoriale, impegnata nel sogno dell’industria dei best-seller) pubblicò “Pensieri della notte”, allora 1987, la critica che inseguiva altri sogni di potere letterario e non ne parlò o quasi dei Pensieri di Domenico Rea- Il duo, critici scrittori, Carlo Fruttero e Franco Lucentini praticarono l’esercizio eccezionale delle ragioni, scrivendo:
“Ma si vede che esiste un San Gennaro degli scrittori partenopei perché contro ogni logica, in barba a ogni scetticismo e impossibilità, questi “Pensieri” ribollono di innovazioni e tenerezze, d’ironica grazie, di estroso humor, di paziente saggezza, di calore, golosità, sensualità, napoletana disperazione e indomabile noncuranza. Un miracolo.”
Nella costruzione di un’opera come questa, Rea prova a mettere tutti gli elementi della sua fisionomia intellettuale: il saggista originale e coraggioso, il celebrato autore di racconti e lo scrittore di romanzi. Soprattutto considerando secondo tale prospettiva, il testo offre una marcata originalità che merita di essere riconosciuta… “. Prendi il volume e ti invischi in quel celeste ammischiato e ombroso. I
L’opera è stata ora nuovamente rieditata dall’editore Raimondo Di Maio della Dante & Descartes, dopo l’edizione del 2006 con una attenta Prefazione di John Butcher, ritorna con una meditata e fantastica Prefazione di Matteo Palumbo e sarà presentata a Nocera Inferiore l’8 settembre, data in cui nasce nel 1921 Domenico Rea, scrittore di Nofi, ore 18.30 Piazzetta Petrosini.
Quel geniaccio di Elenio Cecchini, ha scritto a Di Maio una delle sue letteratissime e filosofiche mail – non pensate a una corrispondenza pesante e polverosa, stagnante come certo accademismo, ma lettere leggere e fascinose, copio qui un esemplare frammento: “… caro a Rea (penso anche ai “Pensieri”: non a caso “pensieri” e non semplici “racconti”), sia infine un motivo pulcinellesco: il pensiero è sempre, pulcinellescamente, viscerale, viene dal profondo dell’universo gastro-pantagruelico, è un accidente dell’anima vegetativa direbbe Aristotele. Il pensiero, insegna Pulcinella-Rea, è sempre pensiero di pancia, ha luogo come una fame. Non a caso la farsa, che significa “farcita”, cioè “grassa”: la farsa è il mistero corporale dell’esistenza….”