Nicola Zingaretti rende omaggio a Vincenzo De Luca. Il PD si affida al suo condottiero Campano, da tempo leader nazionale di un partito che tale lo riconosce, per non perdere la battaglia delle regionali “contro le destre“. De Luca incassa l’investitura formale (quella sostanziale c’era da tempo) e, dal palco dell’Augusteo, spiega al collega presidente Zingaretti come si amministra una Regione e, soprattutto, come si esce dal commissariamento della sanità. Lui, Zingaretti, chiosa: “Hai salvato la Campania, sei stato un gigante“. Il succo della kermesse all’Augusteo è questa. De Luca con l’oscar del miglior attore e Zingaretti col contentino del miglior non protagonista. 45 minuti filati di De Luca dopo i saluti di rito. Ha qualcosa di scritto ma procede a braccio, alla sua maniera, cercando di arringare alla grande. Non nomina mai Caldoro, definisce col “niente” però i 5 anni di governo regionale di chi l’aveva preceduto. Niente per i trasporti e la sanità, niente per la scuola, niente per l’occupazione, niente assoluto. Insiste sulla sanità, lo fa diventare il fiore all’occhiello, col merito numero 1 di aver portato la Campania fuori dal commissariamento. Parla del risanamento ambientale, dei mari e dei fiumi, dei rifiuti e delle eco-balle. Passa per turismo, agricoltura e sport, pone l’accento forte sul piano socio-economico Covid. Per lui, come da slogan della serata, il futuro è già cominciato, con alle spalle le cose fatte e dinanzi quelle da fare, insistendo ancora sulla sanità (soldi da spendere per l’edilizia sanitaria, intervento forte sulla medicina territoriale ma soprattutto battaglia a livello nazionale per la disparità di fondi tra la Campania e le altre grande regioni) ma anche sull’occupazione giovanile, fissando il numero di nuovi contratti a tempo indeterminato a quota 100mila. Zingaretti, che ha parlato dopo lui, pur essendo pari grado governatore e aggiungendo la medaglia da segretario PD, gli è andato dietro, al grido “siamo il partito più coraggioso di tutti” ma senza mai sfiorare la supremazia dialettica e territoriale dello sceriffo.