Avevano già quasi chiuso il caso come semplice incidente stradale. Una disgrazia, una fatalità. In realtà Maria Paola Gaglione, 18enne di Caivano, è morta – secondo l’accusa – mentre scappava in moto con in sella il suo compagno, Ciro, un ragazzo trans di 22, inseguita, forse addirittura speronata dal fratello di 30. Di sicuro a un certo punto, intorno alle 2 di notte, tallonata dal fratello, Maria Paola ha perso il controllo della sua Honda ed è finita fuori strada, morendo sul colpo. La sua colpa? Essere innamorata. Non corrispondere all’immagine che la famiglia aveva costruito per lei. Ribellarsi a chi voleva dirle chi e come doveva amare. Un’altra donna, giovanissima, che si va aggiungere alla lugubre lista delle donne morte a causa dell’incapacità degli uomini di tollerare la loro indipendenza, la loro libertà, il loro diritto a non sentirsi possesso di qualcuno. Un femminicidio che affonda le sue radici nell’omotransfobia. In un solo caso, due tra le più grandi piaghe del nostro tempo. Non bastano più le parole. Servono leggi, norme, ma soprattutto scuola, educazione, cultura, cultura, cultura. Altrimenti ci ritroveremo ogni volta di nuovo qui a raccontare il nuovo orrore quotidiano continuando a chiederci inebetiti com’è stato possibile e senza fare nulla per fermarlo.
JENNIFER PAGANO