La Costituzione contiene l’architettura del sistema democratico italiano, i suoi pilastri fondamentali, il sistema valoriale di riferimento a garanzia della Repubblica e di ogni suo cittadino, elaborato condiviso all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, dai padri costituenti provenienti da aree politiche ed ideali molto diverse fra loro.
Per questo, la modifica del contenuto della Carta costituzionale è protetta da un meccanismo complesso, delineato nell’articolo 138 della Costituzione italiana, e composto da procedure che assicurino adeguato spazio di riflessione e ponderatezza, specifiche maggioranze parlamentari, e la possibilità per i cittadini di pronunciarsi direttamente sulla opportunità del cambiamento, attraverso il voto referendario.
L’art. 138 della Costituzione prevede che per cambiare la Costituzione e le leggi costituzionali occorrano :
due successive deliberazioni di Camera e Senato, ad intervallo non inferiore a tre mesi l’una dall’altra;
l’approvazione insecondadeliberazione, da parte della maggioranza assoluta di Camera e Senato;
Se nella seconda deliberazione non vengono raggiunte le maggioranze richieste la legge non viene approvata. Se invece è raggiunta una maggioranza non superiore ai 2/3 dei componenti di ciascuna camera, la modifica viene sottoposta a referendum popolare.
Il referendum del 20 settembre è indetto proprio perchè il disegno di legge costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, non aveva superato i 2/3 della maggioranza nella seconda deliberazione al Senato avvenuta l’11 luglio del 2019.
La riduzione del numero dei parlamentari, è un punto del programma politico nato dall’accordo tra Movimento 5 stelle e Lega all’indomani della nascita del governo Conte I nel maggio del 2018 (c.d. “Contratto per il governo del cambiamento”). Ne è nato un disegno di legge costituzionale che prevede:la modifica dell’art. 56 della Costituzione italiana, con riduzione del numero dei deputati della Camera da 630 a 400, e della circoscrizione estero con riduzione dei deputati da 12 a 8.
la modifica dell’art. 57 della Costituzione italiana, con riduzione del numero dei senatori da 315 a 200 e della circoscrizione estero da 6 a Ogni regione italiana inoltre avrà un numero minimo di senatori, non più di 7 (come attualmente previsto) ma di 3.
la modifica dell’art. 59 della Costituzione, con riduzione a 5, del numero di senatori a vita (ossia di coloro “che hanno illustrato la patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico o letterario”) che il Presidente della Repubblica può nominare.
Importante: l’entrata in vigore della riduzione del numero di parlamentari avverrà dopo lo scioglimento delle camere o alla prima cessazione dell’attuale legislatura e comunque non prima di 60 giorni dalla entrata in vigore della legge. Pertanto la modifica, come è immaginabile, non va a toccare l’attuale Parlamento, ma la formazione della prossima legislatura.
Il testo del quesito che gli elettori troveranno sulla propria scheda, è il seguente: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”.
È sufficiente la maggioranza dei sì, a prescindere dal numero dei votanti, perchè la modifica venga promulgata. In caso di prevalenza dei no invece, gli articoli 56, 57 e 59 rimarranno invariati.
Le ragioni del sì
I sostenitori del sì poggiano sui seguenti argomenti:la riduzione dei costi della politica, per un risparmio complessivo di oltre 80 milioni di euro annui;l’auspicata maggiore efficienza del funzionamento del parlamento, in ragione del minor numero di parlamentari.
Le ragioni del no
I sostenitori del no, ritengono che:i benefici sui costi della politica sarebbero irrisori- La riduzione del numero dei senatori determinerebbe mancanza di rappresentanti dai territori piccoli. L’Italia avrebbe un deputato ogni 151 mila abitanti e un senatore ogni 302 mila